Bobby Solo: Secondo me il pubblico recepisce sempre le cose fatte con il cuore. Sta andando così tutta la turnée. Abbiamo fatto quasi trentacinque serate, c’è un grande ritorno. La gente mi vuole bene e questo mi fa sentire orgogliosissimo. Proprio molto, molto realizzato. Io faccio – come hai visto – non solo gli anni sessanta, improvviso. Faccio rock, blues. Improvviso perché improvvisando non sono finto, non sono ragionato. Non c’è una logica.
Shirin Chehayed: Costruito…
BS: La logica viene da qua: quello che sento in quel momento. Questo penso che la gente lo apprezzi. Mi sembra.
SC: Sì, da quello che ho visto stasera decisamente.
BS: Capito?
IL ROCK’N’ROLL
SC: Cos’è il rock’n’roll?
BS: Il rock’n’roll è una musica sincopata, è un blues sincopato velocizzato. Ci sarebbe da parlare tanto, perché il rock’n’roll non è così semplice. È semplice e, nel contempo, non lo è.
LA PERCEZIONE DEL MUSICISTA
SC: Come s’è sviluppata la tua percezione, in qualità di musicista, rispetto agli inizi della tua carriera?
BS: Io, quando ho incominciato, ero pazzo di Elvis – il che non era una cosa cattiva – ma ho allargato molto la mia percezione musicale negli ultimi quindici anni. Ho scoperto il blues, jazz, ho scoperto le canzoni francesi, ho scoperto i cantautori italiani storici, cioè non ero molto maturo quando avevo diciannove anni. Dopo ho capito moltissime cose. Mi piace il country “vecchio”, di Willie Nelson, di Jonny Cash. Come io non sono assolutamente contrario al rap. Il rap è anche questa una musica di ribellione che viene dall’America nera. E lo trovo una cosa bellissima, anche il rap italiano. Ovviamente io avendo settant’anni apprezzo, della musica nera, di più il blues. Apprezzo John Lee Hooker. Apprezzo BB King. Però il rap è un messaggio importante.
IL ROCK NEGLI STILI MUSICALI
SC: A tuo avviso, quale influsso ha esercitato il rock’n’roll sull’evoluzione della musica e degli stili musica?
BS: A mio avviso il rock’n’roll è una piramide. La musica si è evoluta. Si è evoluta nella musica dance, nella musica house, nella musica disco, e continuerà a evolversi. Però le radici, le fondamenta, la base della piramide su cui è partito tutto è il rock’n’roll. E nessuno può rifiutarlo, considerarlo vecchio, perché è ciò che la musica classica è. Ossia, non si può rifiutare Vivaldi, o Verdi, o Bach. E allora non si può rifiutare il rock’n’roll, anche se proviene non solo dagli anni cinquanta bensì anche dai quaranta in quanto è strettamente legato al boogie woogie.
ROCK, POPOLI E CULTURE
SC: In che modo, secondo te, il rock’n’roll è stato in grado di avvicinare i popoli e le culture del mondo?
BS: Sopratutto in America c’era la separazione razziale, c’era questa cosa delle persone di colore da un lato. È una cosa bruttissima, di cui l’America vuole probabilmente dimenticare e fa bene. Elvis Presley ha cantato ed è riuscito a creare, con una corda vocale “bianca”, il feeling “nero”. Quindi i neri lo hanno apprezzato e i bianchi si sono uniti ai neri, ossia c’è stata una fusione del feeling, perché bisogna dire che mentre la musica classica e operistica viene dall’Europa, da noi, dall’Italia, dalla Germania, etc il ritmo viene dall’Africa. L’Africa è la madre di tutti i ritmi. Quindi io voglio dire che il rock’n’roll è quello che ha unito bianchi e neri nello stesso genere musicale. L’ha detto qualcuno più grande di me. L’ha detto John Lennon: «prima di Elvis, c’era il nulla», come nella Bibbia, nella Genesi. L’ha detto Bruce Springsteen, l’ha detto Paul McCartney, l’ha detto Keith Richard, lo dice anche Bobby Solo… mi aggrego al carro.
Intervista a cura di Shirin Chehayed
Trascrizione a cura di Francesco Chini
Questa intervista è stata realizzata il 19 settembre 2015 a Milano, presso la Balera dell’Ortica