I QUATTRO PILASTRI DEL “NEW DEAL VERDE”

Vi segnaliamo i quattro pilastri per un “New Deal Verde”, elaborati negli Stati Uniti dal Green Party USA, da cui sarebbe interessante trarre ispirazione per immaginare come si potrebbe realizzare una società più giusta, più resiliente, più prospera, più sostenibile, fatta a misura d’uomo.

Buona lettura.

Sommario

Il “New Deal Verde” è un programma articolato in quattro parti il cui obiettivo è portare rapidamente fuori dalla crisi l’America per sospingerla verso un futuro sicuro e sostenibile. Ispirato ai programmi del “New Deal”, che ci aiutarono ad uscire dalla Grande Depressione degli anni ’30, il “New Deal Verde” intende come allora risollevare la situazione economica e creare un’economia in cui sostenibilità, prosperità ed equità diventino le fondamenta delle nostre comunità.

 

I – LA CARTA DEI DIRITTI ECONOMICI

Il nostro Paese non potrà progredire veramente sino a che non saranno estirpate alla radice le cause di disuguaglianza con tutti i suoi fondamenti e non saranno piantati i semi di un nuovo e più prospero sistema economico. Per tale ragione, il “New Deal Verde” si apre con una “Carta dei Diritti Economici” che assicuri a tutti i cittadini:

1. Il diritto al lavoro per mezzo di un Programma di Pieno Impiego che deve essere finanziato a livello nazionale e controllato a livello locale. Tale programma consentirà direttamente la creazione di 25 milioni di posti di lavoro mentre gli uffici di collocamento saranno sostituiti da uffici di impiego locale che fungeranno da “banche degli impieghi” attraverso le quali offrire lavori retribuiti dal settore pubblico. In questo modo potrà essere colmata ogni lacuna nell’offerta di lavoro da parte del settore privato.

Al fine di implementare adeguatamente questo programma, le comunità locali adotteranno un processo decisionale democratico che coinvolga ampiamente le parti interessate.

Sarà fatto divieto di ricevere appalti, concessioni e contratti pubblici, sia in caso di scambi di favori e vantaggi da parte di specifici gruppi di pressione (il cosiddetto “lobbismo”, o “lobbying”) sia a fronte di contributi elettorali (i.e. proibizione dei cosiddetti schemi “pay-to-play”), onde evitare che tali pratiche influenzino il processo legislativo.

Si sradicherà la disoccupazione dall’America, per tutti e per sempre. Ad ogni americano che sia disponibile e abbia voglia di lavorare sarà dunque garantita la possibilità di avere accesso a un lavoro che assicuri un salario dignitoso.

2. Il diritto alla sicurezza sul lavoro e a un salario che permetta di vivere dignitosamente, il diritto all’equità e alla solidarietà nell’ambito degli scambi commerciali, il diritto di organizzarsi in forma sindacale sul posto di lavoro senza timore di essere licenziati o di subire ritorsioni e discriminazioni di sorta; tali diritti devono essere tra quelli garantiti a tutti i lavoratori.

3. Il diritto di poter disporre di un sistema sanitario universale, di qualità e completamente finanziato a livello federale.

4. Il diritto a una pubblica istruzione d’eccellenza, che copra ogni grado scolastico dall’asilo all’università, controllata a livello locale, finanziata a livello federale e per la quale non si debba pagare alcuna retta. I debiti, frutto di un sistema d’istruzione universitaria dal costo proibitivo e contratti dagli studenti per frequentare gli atenei, verranno integralmente condonati.

5. Il diritto alla casa, a un alloggio decente e dal costo sostenibile e all’immediata moratoria degli sfratti e degli espropri nei confronti dei proprietari d’immobili. Per far questo, saranno intraprese le seguenti iniziative:

– la creazione di una banca federale ma ramificata localmente, che assuma su di sé la proprietà di immobili gravati da mutui insoluti e li ristrutturi, rendendoli estinguibili o, qualora i mutuatari non siano in grado di rifondere i mutui contratti, trasformi gli stessi mutui in affitti rivolti ai residenti di tali immobili;
– l’espansione dell’assistenza, agli inquilini e ai proprietari di case, sotto forma di aiuti e consulenza;
-un significativo incremento dell’edilizia pubblica;
– l’offerta di contributi a fondo perduto, rivolti a soggetti non-profit che si occupino di ideare e realizzare abitazioni decenti e dal costo accessibile, per arrivare a mutui e affitti che non incidano per più del 25% del reddito di ogni affittuario e mutuatario.

6. Il diritto a disporre di servizi di pubblica utilità accessibili ed economici. Servizi quali il riscaldamento, l’elettricità, il telefono, i trasporti pubblici devono essere erogati a prezzo di costo da fornitori che siano di proprietà del settore pubblico e che operino con lo scopo di minimizzare i profitti.

7. Il diritto a un fisco equo con una tassazione ripartita in base alla capacità contributiva. Inoltre i sussidi fiscali alle imprese devono essere trasparenti. Essi vanno riportati nella contabilità aziendale dettagliatamente, in completa trasparenza e resi pubblici, al fine di evitare che diventino fonte di una possibile elusione fiscale.

 

II – UNA TRANSIZIONE VERDE

La seconda priorità del “New Deal Verde” è la realizzazione di un Programma per la Transizione Verde utile a traghettare una economia basata su di un paradigma grigio e obsoleto verso un nuovo modello economico sostenibile, che sia conveniente dal punto di vista ambientale, praticabile dal punto di vista economico, responsabile dal punto di vista sociale. Onde conseguire questo traguardo è imperativo:

1. Investire nell’economia “verde” attraverso sovvenzioni e prestiti a basso tasso d’interesse rivolti allo sviluppo di aziende e cooperative “verdi”, con particolare riguardo verso le piccole realtà locali d’impresa. La ricchezza creata dal lavoro in loco rimanga in loco, ossia all’interno delle comunità territoriali ove si è sviluppata, anziché essere portata via a vantaggio di quanti investono da lontano e arricchiscono le proprie sostanze senza realmente contribuire al benessere del territorio.

2. Rendere la ricerca “verde” una priorità assoluta. A tal fine, gli investimenti e i fondi alla ricerca fino ad ora impiegati sia nell’industria dei combustibili fossili, sia in altri rami industriali che sono al termine del proprio ciclo di prodotto, vanno invece diretti verso lo sviluppo dell’energia eolica, solare e geotermica, di materiali atossici e sostenibili, di sistemi di riciclo capaci di eliminare il consumo e la produzione di rifiuti nocivi e sostanze inquinanti, dell’agricoltura organica, della permacultura e della silvicoltura sostenibile.

3. Offrire lavori “verdi”, promulgando un Programma di Pieno Impiego che fornirà immediatamente 16 milioni di posti di lavoro utili nell’ambito dei settori della sostenibilità energetica e della riconversione impiantistica e strutturale fondata sull’efficienza energetica, del trasporto pubblico e del miglioramento delle infrastrutture stradali attraverso piste ciclabili e pedonali, della produzione pulita (ossia svincolata da processi produttivi dall’impatto ecologico negativo) e del potenziamento delle filiere alimentari locali basate sull’agricoltura organica e sostenibile.

 

III – UNA VERA RIFORMA FINANZIARIA

L’acquisizione, da parte della speculazione finanziaria delle grandi banche e dei finanzieri ammanigliati, del controllo sul sistema economico, ha destabilizzato sia la nostra democrazia che la nostra economia. È pertanto giunto il momento di togliere Wall Street dalla cabina di pilotaggio, liberando così le forze dei settori realmente produttivi dell’America che lavora, affinché l’economia ritorni a essere funzionale per tutti. Onde conseguire questi traguardi, è necessario varare una vera riforma finanziaria con cui assicurarsi di:

1. Rendere l’economia libera dal montante debitorio che grava su di essa riducendo la mole dei debiti a carico di studenti e proprietari di case.

2. Democratizzare la politica monetaria con lo scopo d’implementare un effettivo controllo pubblico sull’offerta monetaria e sulla creazione del credito. Ciò significa che il Sistema della Riserva Federale (Federal Reserve System), ora dominato dal sistema bancario commerciale, deve essere nazionalizzato e posto sotto il controllo di un’Autorità Monetaria interna al Ministero del Tesoro.

3. Scindere i gruppi bancari cresciuti a dismisura e considerati “troppo grandi per fallire”.

4. Farla finita con le operazioni di “salvataggio” di banche, compagnie di assicurazione e altri istituti e società di tipo finanziario, di fatto a spese dei contribuenti e senza alcun reale beneficio per la collettività. A tale scopo, il settore pubblico si occupi della gestione delle banche insolventi sottoposte a ristrutturazione da parte della FDIC (Federal Deposit Insurance Corporation, ente federale che si occupa del salvataggio degli istituti finanziari) assumendone il controllo e la proprietà, se possibile dopo aver messo all’asta i prestiti risultati inesigibili e le proprietà a essi correlate.

5. Regolare lo scambio dei derivati finanziari e imporre che il loro commercio avvenga esclusivamente su mercati finanziari ad accesso pubblico.

6. Ripristinare la separazione, introdotta dalla legge Glass-Steagall, tra banche commerciali e banche d’investimento.

7. Elevare un’imposta del 90% sui bonus percepiti dai dirigenti di istituti finanziari sottoposti a salvataggio da parte del settore pubblico.

8. Favorire la formazione di banche di proprietà pubblica, a livello sia di comuni sia di Stati sia federale, che vengano gestite come un servizio di pubblica utilità senza scopo di lucro.

Grazie al “New Deal Verde” si può iniziare a costruire un sistema finanziario aperto, onesto, stabile, che serva l’economia reale piuttosto che la falsa economia della grande speculazione finanziaria.

 

IV – UNA DEMOCRAZIA FUNZIONANTE

Tutti questi cambiamenti d’importanza vitale, di cui sinora abbiamo trattato, non si possono realizzare prescindendo da una quarta e conclusiva serie di riforme utili a costruire una democrazia vera, concreta e funzionante. Come abbiamo previsto di renderci liberi da questa economia obsoleta sostituendola con una nuovo modello economico, così è necessario porre le basi di una nuova politica e con essa ripristinare le vere aspirazioni della democrazia in America. Pertanto, il “New Deal Verde” prevede di:

1. Estinguere il processo di “impersonificazione” (il cosiddetto “corporate personhood”) che investe le società di capitale, ossia la progressiva tendenza ad associare i diritti costituzionalmente garantiti alle persone fisiche con quelli previsti per le corporations, emendando la Costituzione degli Stati Uniti d’America in modo da rendere chiaro che le corporations non sono persone e che disporre di denaro non significa disporre del diritto costituzionale alla libertà di parola. Tali diritti sono di pertinenza di esseri umani che vivono e respirano, e non di entità imprenditoriali controllate dai soggetti economicamente più forti.

2. Difendere il diritto al voto sostenendo la proposta di emendamento costituzionale, presentata da Jesse Jackson junior, che s’intitola “Emendamento per il Diritto al Voto”. Grazie all’approvazione di tale emendamento, la Corte Suprema prenderà atto della sussistenza del diritto al voto tra i diritti costituzionali di cui i cittadini statunitensi godono.

3. Promulgare una Carta dei Diritti dell’Elettore al fine di:

– assicurare che, per tutte le elezioni, al votante sia garantito il diritto di apporre e segnare lui stesso il proprio voto sulla scheda elettorale (evitando così che la volontà dell’elettore non sia manifestamente chiara parimenti a come è avvenuto a causa dell’uso di strumenti meccanici per il voto durante le elezioni presidenziali statunitensi del 2000);
– stabilire che, prima di rendere pubblici i risultati elettorali, tutti i voti vadano conteggiati;
– sostituire, con una commissione elettorale indipendente, ogni forma di supervisione effettuata da esponenti di partito sul processo di voto;
dichiarare festa nazionale il giorno delle elezioni rendendo così le votazioni una celebrazione delle nostre aspirazioni democratiche;
– istituire un sistema, semplice e sicuro, di registrazione del corpo elettorale a livello nazionale affinché si elimini ogni ostacolo di tipo burocratico che impedisce di espletare il proprio voto a chi ne ha i requisiti. Inoltre va previsto che, per gli aventi diritto, questo processo di registrazione possa effettuarsi anche nel giorno stesso in cui sono programmate le votazioni;
– liberarsi del sistema elettorale maggioritario, nel quale chi è eletto spesso (quasi sempre) non dispone del sostegno della maggioranza dei votanti, e sostituirlo con un modello elettorale dotato di preferenza plurinominale (il cosiddetto “voto alternativo”) e di rappresentanza proporzionale. Questa tipologia di modelli elettorali è attualmente in vigore in vari Paesi avanzati, fornendo buoni risultati;
– estirpare il controllo esercitato da parte del grande capitale in mano privata sulle campagne elettorali, sia facendo in modo che il finanziamento del sistema politico venga integralmente garantito dal settore pubblico, sia assicurando ai candidati a incarichi di pubblica responsabilità un accesso libero e paritetico ai media radiotelevisivi;
– fornire a tutti i candidati qualificati (i quali, per esserlo, devono necessariamente già essi stessi soddisfare ogni requisito atto a garantire una corretta partecipazione al processo elettorale) la garanzia di aver accesso, in condizioni di uguaglianza sostanziale, al sistema elettorale e ai dibattiti elettorali. Le schede elettorali e le metodologie di voto devono essere previste in modo tale che tutto il procedimento elettorale si svolga in maniera equa e non discriminatoria;
– abolire la modalità elettiva, di secondo grado con collegio elettorale, del presidente statunitense implementandone l’elezione diretta;
– ripristinare il diritto di voto nei confronti dei condannati la cui pena è già stata estinta;
– elevare a stato membro degli USA la forma giuridica del Distretto di Columbia, affinché i cittadini ivi residenti siano rappresentati nei due rami del Congresso e dispongano del pieno diritto all’autogoverno, parimenti a come già è per il resto degli statunitensi.

4. Proteggere sia la democrazia dal basso, esercitata a livello locale, sia i diritti democratici, attraverso l’istituzione di una commissione di studio e revisione che analizzi in modo approfondito e accurato il principio del primato di applicazione del diritto federale (ossia la prevalenza delle norme legali federali su quelle promulgate a livello statale e locale) e i suoi effetti sulla pratica della democrazia a livello locale negli Stati Uniti d’America. È necessario che tale revisione ponga al centro la cosiddetta “questione democratica”, analizzando cioè quale livello amministrativo sia il più aperto alla partecipazione democratica e il più adatto a garantire, in maniera sostanziale, i diritti democratici.

5. Creare, a livello federale, una compagnia di proprietà del settore pubblico (come ad esempio la società che fornisce il servizio pubblico radiotelevisivo) che si occupi di offrire pubblicità, formazione, strumenti educativi e finanziamenti diretti a favore sia dello sviluppo cooperativo sia dalla promozione di riforme democratiche che rendano più partecipative le strutture pubbliche, l’associazionismo privato e le realtà commerciali e imprenditoriali private.

6. Rafforzare la democrazia dei mezzi d’informazione e la loro pluralità incrementando le sovvenzioni federali verso i media a diffusione e proprietà locali con particolare riferimento a radio, televisioni e testate giornalistiche che svolgano, nei confronti delle comunità presenti sul territorio, servizi informativi a carattere locale.

7. Proteggere la nostra libertà personale e i nostri diritti attraverso:

– l’abrogazione del Patriot Act e di quelle parti del National Defense Authorization Act (ossia la legge federale che autorizza le spese per la difesa e che, tra le altre cose, prevede anche la detenzione a tempo indeterminato in carceri militari per i civili sia di nazionalità statunitense che non) in cui si violano le libertà civili;
– il divieto, rivolto a FBI, Dipartimento della Sicurezza Interna e forze locali di polizia, di effettuare e preparare azioni che minino la libertà di riunione e di parola;
– la conclusione sia del cosiddetto “secure communities program”, un programma che prevede la deportazione di immigrati, sia della “guerra” contro l’immigrazione.

8. Limitare il complesso militare-industriale attraverso:

– la riduzione delle spese militari del 50% e la chiusura delle basi militari USA situate al di fuori del suolo statunitense;
– il ripristino della Guarda Nazionale in qualità di fulcro del sistema difensivo nazionale degli Stati Uniti d’America;
– la ripresa di un nuovo ciclo di negoziati per il disarmo nucleare.

La nostra opera proseguirà senza sosta finché non riusciremo a togliere il nostro Paese dall’orlo del baratro e non avremo assicurato quel futuro verde, pacifico e giusto che noi tutti meritiamo.

 

 

Fonte: gr.org

Traduzione dall’inglese: Francesco Chini

Revisione testo: Barbara Coffani

Clicca qui per leggere la versione inglese estesa