MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA: ANTICIPAZIONI SUL DOCUFILM “BOZZETTO NON TROPPO” DI MARCO BONFANTI

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Alla  73a  Mostra del Cinema di Venezia il prossimo settembre sarà presentato il lungometraggio  “Bozzetto non troppo”  che il regista Marco Bonfanti ha dedicato al noto autore che con le sue opere ha segnato l’arte  del cinema d’animazione italiano creando storie e personaggi che, con ironia e disincanto, hanno espresso uno sguardo spiritoso  sul carattere e  sui costumi  degli italiani.

 

Bottega Partigiana intervista il regista.
Shirin Chehayed: Dopo il tuo ormai noto lungometraggio  “L’Ultimo Pastore“, quale motivazione ti ha indotto a scegliere Bruno Bozzetto come protagonista del tuo ultimo film?

Marco Bonfanti: Ho deciso di realizzare un film su Bruno per diversi motivi. Il primo, e forse il più importante, è perché sono da sempre un suo fan. E quando ti dico da sempre, intendo da quando ho cinque, sei anni, quindi proprio da bambino. Ricordo ancora che aspettavo ogni anno con trepidazione il Natale, oltre che per i regali, anche per poter vedere e rivedere in televisione “Vip – Mio Fratello Superuomo”, che era ed è il mio film d’animazione preferito. All’epoca la televisione generalista italiana trasmetteva ancora tutti i film di Bruno sotto le feste.
Un altro motivo è anche dovuto al fatto che ho avvertito la necessità di raccontare (e purtroppo, per qualcuno, anche di ricordare) che abbiamo uno dei pochi geni viventi rimasti in Italia e uno dei pochissimi uomini che ci invidiano in tutto il mondo, basti pensare che è considerato uno dei venti registi d’animazione più influenti della storia. Nessuno aveva mai realizzato nulla su di lui e mi è sembrato davvero assurdo. Ho cercato così di colmare questo strano vuoto culturale e per questo devo ringraziare Anna Godano, Istituto Luce Cinecittà e Sky Arte Hd che hanno creduto nel mio progetto e mi hanno fatto lavorare in assoluta tranquillità.

 
SC: Potresti anticiparci qualcosa sul registro stilistico con cui hai voluto raccontare l’autore?
Quali sono le motivazioni che ti hanno indotto a scegliere proprio questo stile narrativo per parlare di un grande “artista” che con molta umiltà preferisce definirsi “artigiano dell’animazione”?

MB: Guarda, questa domanda è strettamente legata alla precedente. Infatti un altro dei motivi per i quali mi sono buttato con entusiasmo in “Bozzetto non troppo” è stato il ritrovare con lui la possibilità di mescolare il mondo del reale con il mondo della fantasia che sino ad oggi ha caratterizzato la mia ricerca stilistica, come già ne “L’Ultimo Pastore” e nel successivo “Tubiolo e la Luna” (episodio del film collettivo “9×10 Novanta”). Di questo devo dire grazie a Bruno, che, nonostante qualche comprensibile riluttanza iniziale, ha creduto nella mia idea bizzarra di creare una continuità tra la sua vita e la sua arte e di fatto si è lasciato dirigere come un attore. Peraltro con grandissime doti recitative che neppure lui sapeva di avere, anche se non lo ammetterà mai! Di fatto, nel film Bruno appare quasi come un personaggio dei suoi leggendari lavori e in questo modo spero di essere riuscito a cogliere qualcosa che va ben al di là della semplice registrazione documentaria, qualcosa di più vicino alla verità intima di Bozzetto e del suo mondo. A lui il film è piaciuto moltissimo e ne è rimasto davvero entusiasta, quindi è probabile che questa stilizzazione abbia funzionato.

 
SC: Com’è si è evoluta l’idea del docufilm? Per quanto tempo ci hai lavorato?

MB: Non avendo avuto a disposizione moltissimo tempo, mi sono presentato molto preparato sul set e con le idee molto chiare. Avevo già la struttura finale ben delineata in mente. Non c’è stato spazio, se non minimo, per l’improvvisazione. Come ti accennavo, questo all’inizio ha un po’ spaventato Bruno, che invece si aspettava che la troupe riprendesse quello che accadeva, diciamo così, spontaneamente, ma poi piano piano si è fidato di me e si è lasciato trasportare nel flusso. Fortuna vuole che avesse visto “L’Ultimo Pastore”, quindi era cosciente di quel che stessi facendo. Inoltre, cosa non da poco, ho lavorato con la troupe del mio film precedente (Marco Ferri, Claudio Bagni, per citarne due) e quindi anche loro conoscevano il mio modo di lavorare e mi hanno aiutato non poco nel tranquillizzare Bruno.

 
SC: Oltre al protagonista Bozzetto chi sono gli altri attori che hai coinvolto?  Secondo te esistono “affinità elettive” che li hanno avvicinati all’autore? E quali potrebbero essere secondo te?

MB: Oltre alla famiglia di Bruno, ai suoi animali, ai suoi amici e ai suoi personaggi, nel film appaiono John Lasseter, il capo della Disney e della Pixar, Nick Park della Aardman e in modo molto simpatico anche in qualche modo Matt Groening, il papà dei Simpson. Come ti accennavo, Bruno è considerato una leggenda in tutto il mondo e quindi alcuni di loro sono suoi fan e soprattutto sono suoi amici.

 
SC:  Cosa ti ha colpito della personalità di Bruno Bozzetto e cosa ti lasciato nel cuore l’esperienza di passare tempo a stretto contatto con lui?

MB: Quello che mi ha colpito di più in assoluto è la sua incredibile vitalità, la sua curiosità per qualsiasi cosa esista nel mondo. È onnivoro, vorace, ma sempre con compostezza, con garbo e soprattutto con grande umiltà. È un vulcano di idee, il suo cervello non si ferma mai, mentre nel suo animo è rimasto sveglio il bambino che vuole creare i suoi giochi pieni di fantasia. Spero non legga questa intervista perché lui odia sentirselo dire, ma alla fine devo dirti che Bruno è un vero Maestro e oggi ho la fortuna di poter dire che è anche un amico.

 

 

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