CARLO MARAZZI: ALCUNE RIFLESSIONI

 

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Di seguito elenco una serie (incompleta) di spunti che potrebbero essere oggetto di approfondimento.

 

La risposta alla crisi sistemica e multi convergente che ancora ci attanaglia e che sembra non finire più, può essere un nuovo umanesimo (Aurelio Peccei)? È possibile, nel pieno dell’era tecnologica, la nascita di un nuovo umanesimo capace di rinnovare radicalmente e ribaltare principi e norme che sino ad oggi abbiamo considerato intangibili?

Un umanesimo che incoraggi la nascita di nuovi sistemi di valori, di motivazioni spirituali, etiche, filosofiche, sociali, politiche, estetiche, artistiche per ricostruire i nostri equilibri interiori. Un umanesimo dal quale emerga in modo naturale un nuovo modo di misurare il benessere, la ricchezza di una nazione. Non in base alla crescita all’infinito del suo PIL e dei suoi consumi energetici ma sulla base dell’importanza che quella nazione attribuisce alla centralità della persona umana e allo sviluppo dei valori di amore, amicizia, comprensione, solidarietà, spirito di sacrificio, convivialità. Un umanesimo che sia a fondamento di un nuovo modello di società a sviluppo sostenibile dove ciascuno di noi ricaverà tanto più benessere quanto più si sentirà legato da quei valori agli altri fratelli e sorelle ovunque nel mondo.

 

La finalità della specie umana, come componente dell’ecosfera, è quella di emergere come una specie infestante che sottomette tutto ciò che la circonda oppure, vedendola in un’ottica spaziotemporale appropriata, è semplicemente quella di esistere o meglio di coesistere in armonia con le altre componenti ?

L’arroganza della specie umana che ritiene di essere così potente da essere essa stessa una forza della natura (antropocene di Crutzen) alimentata dalla ideologia della crescita infinita è la cosa più stupida che si possa pensare, proprio in considerazione del fatto che, al presente, le sciagure della teoria della crescita infinita stanno diventando sempre più evidenti.

Perché continuiamo a consumare e a distruggere l’ambiente e i servizi naturali che sostengono la nostra vita ? Perché non abbracciare come vera filosofia di vita la “semplicità volontaria”, quella che si ispira agli insegnamenti del Mahatma Gandhi il quale incoraggiava le persone a “vivere semplicemente, cosicché gli altri possano semplicemente vivere”.

 

È pensabile un futuro in cui lo sviluppo dell’uomo si adatti intelligentemente alla dinamica congiunta del clima (sfera inorganica) e della biosfera?

La fisica e la biologia hanno compiuto parecchi progressi nella comprensione dell’interazione tra sole e terra, dalla quale ha tratto origine la biosfera che è in relazione potente ed armonica con la sfera inorganica (clima). L’umanità si trova ad esistere come una delle componenti di un complicatissimo sistema dinamico che ha origine nelle reazioni di fusione nucleare all’interno del sole e prosegue con i complessi fenomeni di emissione di particelle e di radiazione solare che attraversano lo spazio fino ad interagire con la superficie del nostro pianeta. Da tale complessa interazione, grazie alle particolari condizioni di stazionarietà delle concentrazioni chimiche di alcuni elementi, dei campi gravitazionali e magnetici, dei flussi di particelle si è sviluppata un’attività fotosintetica dalla quale dipende il funzionamento della biosfera e la stessa esistenza dell’uomo.

 

È pensabile un futuro nel quale le macchine dell’uomo non siano più pensate all’interno del paradigma dominante della progettualità consumistica ma vengano ideate, nell’ambito di uno sviluppo sostenibile, sempre frutto dell’intelligenza umana, comunque protagonista, ma in una nuova versione post fossile? Sebbene, al momento, non sia compatibile con gli uomini di oggi, questo futuro è comunque pensabile? È possibile sulla base dell’attuale livello di maturità raggiunto dalla scienza?

La dinamica dell’ecosfera, che oggi è un concetto nascente, deve diventare una conoscenza avanzata al servizio dell’umanità. In un prossimo futuro, la potenza additiva che serve all’uomo dovrà essere estratta da processi fluidoelettrici (idroelettrici ed eoloelettrici), fotochimici (fototermici e fotovoltaici) e termochimici, questi ultimi, però, solo se limitati e integrati nel processo generale di funzionamento della catena trofica (biomassa).

 

Al mondo vi è sufficiente immaginazione, tecnologia, libertà, senso di comunità, responsabilità, lungimiranza, denaro, disciplina, amore che ci permetteranno quel cambiamento di stile di vita necessario per rientrare all’interno dei limiti di sostenibilità ed evitare il collasso della società? Riusciremo a ridurre per tempo l’impronta ecologica umana? Riusciremo ad impiegare in modo più efficiente le risorse naturali e, soprattutto, riusciremo a sviluppare una maggiore solidarietà? La scienza e la tecnologia potranno diventare veramente patrimonio dell’umanità?

Scienza e tecnica sono espressioni del linguaggio dell’uomo. La loro interazione con la società esiste da sempre e può essere compresa solo in una prospettiva storica perché continuamente cangiante ed essenzialmente evolutiva ed irreversibile. Nella storia, le modalità di interazione tra una data società e le risorse naturali hanno seguito dinamiche differenti, in funzione dell’evoluzione scientifica e tecnologica di quella determinata società.

Imparare dagli errori appartiene al processo di apprendimento del singolo individuo ma non appartiene alla collettività. Lo sviluppo di una società avviene lungo un percorso stocastico in risposta anche alle sollecitazioni della tecnica e con tempi diversi da quelli del singolo individuo.
Nei tempi passati lo scienziato, il matematico o l’artista, per vivere, dipendevano dalla protezione di un tiranno, di un principe o di un papa, oppure era di famiglia ricca e aristocratica dotata di potere nella società, oppure era un monaco appartenente ad un potente ordine religioso. Ai nostri tempi è un dipendente di una grande industria pubblica o privata che ne detiene i brevetti.

 

Il paradigma dell’economia dominante ossia la crescita economica infinita ha ancora un senso nel mondo di oggi dove i limiti fisici del nostro pianeta diventano ogni giorno sempre più drammaticamente evidenti ?

La teoria economica non si è aggiornata ed ha perso il passo con la realtà. Ancora oggi la sua visione di fondo è quella classica, dove l’attività economica umana si svolge senza la partecipazione della Natura che rimane sostanzialmente incontaminata e che si imita ad un ruolo passivo, da sfondo. Gli economisti tradizionali non si sono accorti che oggi le dimensioni dell’economia umana sono diventate talmente gigantesche da essere comparabili con le dimensioni dell’ecosistema che presiede alla sopravvivenza di tutte le specie comprese quella umana. In vicinanza dei limiti ecologici, il modello economico neoclassico non funziona più e deve essere cambiato al più presto.

La “mano invisibile” è un concetto classico (attribuito ad Adam Smith) che appartiene ad una società operosa, in sostanziale armonia con la natura (con merci e traffici inseriti nella catena trofica della biosfera). Un tale concetto si può ancora ritenere valido oggi, in una società che è parassita delle risorse fossili?

 

Carlo Marazzi

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Carlo Marazzi è ingegnere energetico. Laureatosi nel 1976 in ingegneria nucleare presso il Politecnico di Milano, è progettista e consulente nei settori dell’efficienza energetica, delle energie rinnovabili e dell’ingegneria bioclimatica, temi riguardo ai quali ha partecipato come relatore in conferenze e seminari per conto di società multinazionali ed enti pubblici. Tra i suoi interessi vi è lo studio del pensiero sistemico con l’obiettivo di coniugare economia, ecologia ed energetica in un’ottica interdisciplinare.