Dato che la situazione greca è sotto osservazione dell’opinione pubblica internazionale, riteniamo utile e di estrema attualità riportare l’intervento che l’economista statunitense Marshall Auerback pronunciò durante il summit sulla Teoria della Moneta Moderna (MMT) nel febbraio 2012.
Avrei anch’io qualcosa da dire sui signori Monti e Draghi; però, prima di arrivarci, vorrei chiarire una cosa a proposito della differenza fra un utilizzatore ed un emettitore di una moneta: paesi come Stati Uniti, Canada, Australia, Regno Unito e Giappone emettono tutti le proprie valute. Hanno una sovranità nel senso più pieno del termine: possono spendere senza vincoli finanziari. Potrebbero esserci dei vincoli di risorse reali ad esempio, ma non ci sarà l’impossibilità di pagare in senso finanziario e questo valeva anche per l’Italia quando c’era la lira.
Ora però voi siete soltanto degli utilizzatori di una valuta, voi usate il denaro creato da altri: significa che per sostenere la vostra crescita dipendete o dal gettito fiscale, o dal finanziamento del mercato dei capitali. Nella fattispecie del mercato dei titoli di Stato, quindi se il sistema (il mercato) decide che voi dovete fallire, che non siete più solvibili, possono effettivamente farvi “chiudere”. Possono farvi pagare tanti tassi di interesse che il vostro Paese non potrebbe più sopravvivere: questa, ad esempio, è la situazione in cui si trova oggi la Grecia (anche il Portogallo si sta avvicinando a questa situazione).
Precedentemente abbiamo parlato dell’analogia del volante, che Stephanie ha utilizzato rispetto ad Abba Lerner: noi nel continente americano abbiamo il controllo del volante. In realtà ci comportiamo come se non lo avessimo, però lo abbiamo. Invece, purtroppo voi in Italia siete solo i passeggeri della vettura: è il mercato dei titoli di stato che tiene in mano il volante, e non importa che tipo di macchina sia, potrebbe essere una vecchia Ford oppure una Ferrari di lusso, ma se voi non avete il controllo del volante, allora non potete guidarla questa macchina. È importante chiarire bene questo punto, ma ne riparleremo.
L’altra cosa di cui vorrei parlare nel mio intervento, e che mi turba, è il trend che vedo fra i miei amici italiani, che continuano a rimproverarsi per la crisi in cui si trovano: c’è come la sensazione che voi siate diventati le pecore nere dell’Unione Europea (pigri e spendaccioni) e che quindi meritiate di essere puniti.
Anche se non sono un prete, io sono qui per assolvervi dai vostri peccati.
Vorrei raccontarvi una nuova versione della vecchia favola greca, che conoscete senz’altro: L’operosa formica e la spendacciona cicala. I greci in particolare, negli ultimi due anni, si sono guadagnati una reputazione internazionale di cicale, mentre i tedeschi quella di brave formichine, purtroppo, però, la reputazione greca ha cominciato a contagiare anche l’Italia, il Portogallo, la Spagna e al nord anche l’Irlanda. Insomma: tutti quelli che adesso hanno dei problemi sono appunto delle cicale, pigre e spendaccione.
Il pacchetto di salvataggio della Grecia è stato associato a questa propaganda secondo la quale l’Eurozona è ormai divisa in due regioni: il nord pieno di formiche operose, ed invece, il sud è pieno di pigre cicale. E adesso, con i giorni dell’estate mediterranea alle spalle, ora che sono scomparsi tutti i nostri sostegni e supporti, abbiamo l’inverno del nostro scontento, dovuto alla pigrizia di queste cicale. Questa è l’immagine che si sente divulgare in Europa: voi cicale povere, col cappello in mano, state bussando alla porta delle operose formiche, pregando di essere salvate, e le formiche sono ovviamente poco disposte e dicono: “ok, ti diamo un po’ di soldi, però solo se ti comporti bene, se prometti di cambiare”. E cosa ci dicono in realtà? Che i semi che le formiche hanno messo da parte, per i giorni invernali, sono messi a repentaglio dalle cicale, che hanno goduto per tanto tempo. Senz’altro avrete sentito usare questa metafora più e più volte nell’ultimo anno.
Il problema con storie di questo tipo è che, per quanto interessanti e appetibili, in realtà non aiutano, non fanno capire, pertanto voglio farvi capire che questa favola, in origine di Esopo, per quanto possa essere interessante, in realtà causa più problemi che soluzioni.
Perché dico questo? Perché le formiche e le cicale si trovano dappertutto: in Grecia, in Italia, dove esistono persone operose che lavorano, come peraltro ci sono anche dei pigroni spendaccioni: in Germania, in Austria, in Olanda; eppure abbiamo dato per scontato che tutte le formiche fossero a nord e tutte le cicale fossero a sud, e abbiamo introdotto dei rimedi assolutamente tossici per porre riparo a questo problema.
È assolutamente vero che la crisi ha caricato un onere eccessivo, sproporzionato, sulle spalle delle formiche europee, però queste formiche non è che siano per forza tutte tedesche, austriache, olandesi, né tutte le cicale sono per forza greche, italiane o spagnole.
Ciò che accomuna tutte le formiche europee del nord e del sud, dell’est e dell’ovest, è che tutte hanno lavorato alacremente per arrivare alla fine del mese nei momenti buoni, e lavorano ancora più alacremente per arrivarci nei momenti difficili. Le cicale, altrimenti note con il termine “banchieri” e “tecnocrati”, sia a nord che a sud, hanno sempre vissuto una gran bella vita prima, e tuttora la stanno vivendo, e sono come sempre desiderosi di privatizzare qualunque vantaggio e di socializzare le perdite, distribuendo queste ultime sulle formiche che lavorano.
Negli ultimi due anni, come ho già detto, vi è stato fatto credere che siete un mucchio di cicale che vivono al di sopra dei propri mezzi: è ciò che, in particolare, i tedeschi continuano a dire. Per cui anche in questo grande e orgoglioso Paese molti ci credono: avete questa idea molto bizzarra, che siete stati cattivi e che pertanto meritate di essere puniti. È una sorta di sindrome di Stoccolma (forse in questo caso la dovrei chiamarla “sindrome di Berlino”), ma non è vera. Non appena lo comprenderemo, avremo la possibilità di mettere rapidamente in piedi una serie di riforme con cui smetteremo di salvaguardare gli interessi di banchieri corrotti e di tecnocrati completamente separati dalla realtà italiana e da quella di altri Paesi d’Europa.
In Italia, così come anche in Germania, avete tante persone che lavorano, e che lavorano sodo. In molti contesti, come ha detto Alain [Parguez, N.d.A.], alcuni hanno due lavori o anche più e fanno fatica ad arrivare alla fine del mese, a causa di retribuzioni veramente basse, a causa di condizioni di sfruttamento scandalose e a causa dell’inflazione, che è molto superiore a quella dichiarata ufficialmente. Soprattutto dopo l’introduzione dell’euro i prezzi degli alimenti (beni di base) sono aumentati tantissimo, e per questo motivo le persone si sono indebitate di più: hanno contratto dei mutui, hanno fatto dei debiti per occuparsi dei figli. Cose, di cui ci viene detto, che non dovrebbero creare problemi, e invece no, sono cose che creano grosse difficoltà.
Ora che è arrivata la crisi, diversi fra di noi hanno perso il lavoro, hanno però i mutui che vanno pagati, e anche le tasse sono aumentate. Alcuni, in certi casi, hanno anche dovuto pensare all’ipotesi di vivere senza la luce, perché non riuscivano più a pagare le bollette. Ora le prospettive di queste famiglie sono crollate, eppure queste persone, in un qualche modo, vengono dipinte come i cattivi della favola, come la causa dei problemi dell’euro.
In Germania, come ho detto prima, ci sono senz’altro le formiche, ma anche qui ci sono tante persone che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese. Prima e dopo la crisi della zona euro, ci sono persone la cui produttività è aumentata, ma le cui retribuzioni non sono aumentate, perché c’è stato un enorme trasferimento di capitale dai lavoratori ai produttori. Gli utili sono saliti alle stelle negli ultimi anni in Germania: per le aziende questo ha portato a delle eccedenze la cui dimensione è aumentata in seguito alla redistribuzione del reddito, che si è allontanato dalle formiche tedesche verso i loro datori di lavoro, grazie soprattutto alle esportazioni tedesche, che hanno garantito questo tipo di guadagni. Ora, una volta create queste eccedenze commerciali, essi hanno cercato di ottenere rendite più alte, perché in Germania in effetti i tassi di interesse erano bassi, e a questo punto, le cicale tedesche, cioè i banchieri il cui obiettivo era quello di massimizzare i loro guadagni con zero sforzo, si sono rivolti verso il sud, verso la Grecia, l’Italia, il Portogallo, e anche verso l’Irlanda.
Ora siamo tutti nella zona euro e abbiamo il problema: dell’arbitraggio dei tassi di interesse, il problema dei mutui garantiti da carte di credito, dei debiti. Abbiamo capitale tedesco prodotto dai lavoratori pagati poco, e comunque gestito dalle cicale tedesche irresponsabili, capitali che volano verso il sud alla ricerca di remunerazioni superiori. Cosa accade quando questo denaro arriva inaspettatamente verso il sud? E’ semplice: si creano delle bolle.
In Spagna questo ha assunto la forma di una bolla immobiliare, in Grecia la bolla si è manifestata sotto forma di debito pubblico, perché le cicale greche, che sono in realtà gli investitori immobiliari greci, sono state ben contente di prendersi i capitali arrivati dalla Germania e hanno potuto godere di contratti assolutamente favolosi, grazie ai finanziamenti.
La forma che ora le bolle hanno assunto nei paesi meridionali non è importante, perché comunque dovevano esplodere prima o poi: nel momento in cui le “super-cicale” di Wall Street fossero scoppiate anch’esse. Però la cosa importante è che le formiche tedesche hanno capito che il loro duro lavoro non si trasformava in una vita migliore, ma in minor potere d’acquisto. È arrivata poi la crisi vera e propria, e le formiche tedesche si sono sentite dire che dovevano stringere la cinghia proprio nel momento in cui cadevano sempre di più nella trappola della povertà; ed ecco che a loro è stato detto che il loro governo inviava migliaia di miliardi ai cosiddetti PIIGS, sigla che in inglese vuol dire “maiali”, che sono il Portogallo, l’Irlanda, l’Italia, la Grecia e la Spagna, che secondo le formiche tedesche sono le cicale pigre. Però non è mai stato detto loro che in realtà il governo greco o spagnolo non può usare i propri fondi a scopo benefico: lo può fare soltanto per ripagare i debiti, in modo tale da ridurre le sofferenze delle cicale.
Erano stupite, le formiche tedesche, e si sono chieste: “Stiamo lavorando così tanto, più di prima, e guadagniamo anche meno soldi, perché il nostro governo manda dei soldi a questi spendaccioni del sud e non li conserva per noi?”
Allo stesso tempo qui in Italia, ma anche in Grecia e in Portogallo, i lavoratori (le formiche) hanno attraversato una fase di disperazione, ma anche di rabbia, perché le cicale di questi paesi, che annoverano i banchieri, ma anche i cosiddetti tecnici, come i signori Monti e Draghi, li hanno insultati in tutti i modi e si sono uniti alla versione dominante della favola. In effetti, nel Wall Street Journal di ieri, Draghi ha lanciato un attacco straordinario contro lo Stato e il Welfare: è arrivato a dire che il Welfare State è stato, e rimane, la fonte dei principali problemi dell’eurozona.
Quindi abbiamo avuto un cambiamento assoluto nella narrazione dominante: i colpevoli non erano più, come accadeva subito dopo il 2008, le banche che prestavano soldi a tutti e che sbagliavano, creando dei prodotti assolutamente improbabili come gli swap per il default del credito. No, grazie a persone come il presidente Draghi, la cancelliera Merkel e il presidente Monti, non erano più loro ad essere colpevoli. Praticamente adesso tutti i cosiddetti esperti dell’Occidente sostengono che la crisi è stato un problema di eccesso di spesa pubblica e che l’incapacità di risolvere questo problema farà crollare la civiltà, per come la conosciamo oggi.
Probabilmente adesso vi starete grattando la testa, e direte: “Ci dev’essere un errore da qualche parte. Io in effetti non ho mai goduto nel modo in cui invece i nostri amici banchieri hanno potuto fare”. Voi infatti avete lavorato, avete prima faticato e lottato e adesso lottate ancora di più, in condizioni ancora più difficili. Per quanto riguarda i salvataggi, i bailout, voi e i vostri vicini dell’Adriatico, i Greci, non li vedete nemmeno: nessuno vi dice che in realtà le migliaia di miliardi sono finite nelle banche dell’Europa (loro sì non solventi) e che hanno appunto gettato denaro in un pozzo nero. Siete inoltre “cornuti e mazziati”, perché avete anche i tedeschi che vi chiamano ladri, corrotti, spendaccioni ed esagerati. A questo punto è un po’ faticoso non ritornare alla memoria collettiva che ci farebbe diventare antitedeschi, ma quando l’euro è stato istituito è stato un esperimento molto interessante che ha avuto luogo sia in Grecia che alla periferia. In Germania i governi, i datori di lavoro, i sindacati, tutti hanno cercato di ripristinare la concorrenzialità, la competitività tedesca, l’occupazione, la crescita; anche riducendo i salari e riducendo anche l’inflazione tedesca al di sotto della media europea. Nel frattempo in Paesi come l’Italia, la Grecia, la Spagna e l’Irlanda, i governi dell’epoca cercavano di prepararsi per accedere all’euro, anche in questo caso, riducendo le retribuzioni e avvantaggiandosi dell’influsso di immigranti da altri Paesi, per ridurre ulteriormente tali retribuzioni.
Qui in Italia, però, c’è stata un’altra cosa, c’è un bellissimo articolo in proposito scritto dal vostro connazonale Gustavo Piga. I vostri conti pubblici erano stati assolutamente sottostimati attraverso l’utilizzo di una serie di derivati di Wall Street che avevano mascherato la vera entità del debito pubblico, mi affretto a dire che l’utilizzo di questi prodotti era stato approvato sia dall’Eurostat che dal Tesoro. Chi era il principale funzionario della gestione dei debiti al Tesoro all’epoca? Probabilmente lo saprete già, comunque ora lo svelo: era giusto Mario Draghi, che poi è passato alla Goldman Sachs, dove ha aiutato a privatizzare, o comunque ha favorito i redditi delle banche privatizzando i beni nazionali italiani. Gran bel lavoro, se uno riesce ad arrivarci.
In Germania intanto continuava l’esperimento di ridurre i benefici e la retribuzione attraverso le riforme che avevano preso il nome del precedente capo della Volkswagen, un esperimento che ha avuto gran successo ed è andato anche oltre le sue aspettative. Le retribuzioni reali si sono ridotte più e più volte, i lavoratori guadagnavano sempre meno, non riuscivano neanche a comprare quei meravigliosi e scintillanti beni che essi stessi realizzavano nelle fabbriche.
I beni tedeschi hanno peraltro inondato anche altri mercati europei, nel contempo però il successo tedesco aveva fatto sì che il denaro fosse ancora meno costoso e questo aveva reso il ricorso al credito sempre più semplice in tutti i Paesi, compresi i Paesi del Mediterraneo; e il denaro che costava poco, con un tasso di interesse basso, veniva usato per comprare merci tedesche.
In altri termini la vostra cosiddetta tendenza alla spesa eccessiva ha aiutato a sostenere il surplus, l’eccedenza commerciale tedesca, che ha permesso loro di avere un deficit di bilancio sempre minore, però le formiche tedesche lavoravano per essere pagate sempre meno, a differenza invece delle loro banche. Per un po’ tutto questo ha funzionato: la quantità di denaro a basso tasso di interesse, che veniva dalla Germania e da Wall Street, ha permesso agli Italiani, ai Greci, e agli Spagnoli, di spendere, ed essi l’hanno fatto come se non ci fosse alcun domani. Chi li può rimproverare? La tentazione è enorme.
Il problema era che gli Italiani, i Greci, i Portoghesi, sempre più spesso chiedevano: “Qual è il vantaggio di far parte dell’euro?” La risposta era: “Guarda, no, bisogna andare avanti così, bisogna anche chiedere dei prestiti alle banche per continuare a mantenere il nostro tenore di vita, perché di più non possiamo permetterci”. A questo punto le cicale italiane, ma anche quelle tedesche, sono ingrassate sempre di più, mentre le formiche hanno continuato a lottare in condizioni sempre più difficili per arrivare alla fine del mese.
Poi c’è stato il crollo di Wall Street nel 2008, e quando questo crollo si è trasferito oltre l’Atlantico, prima ha colpito le banche e poi le finanze pubbliche dell’Eurozona. Ritengo importante riconoscere che le banche sono state colpite per prime, perciò questa crisi non è stata causata da un eccesso di spesa da parte dello Stato, quindi ovviamente, quando poi il finanziamento si è venuto a ridurre, il mercato dei titoli di Stato ha cominciato a porsi delle domande sulla solvibilità degli stati della zona euro.
Il primo Paese ad essere coinvolto è stata la Grecia e ci dissero che era un’eccezione, un “una tantum”. Dissero che ormai la Grecia l’avevamo salvata, ma la verità è che le forze speculative del capitale ora si stanno dirigendo tutte verso Lisbona, e dopo che si saranno occupate di Lisbona, credo che arriveranno in Spagna e in Italia.
L’euro non doveva funzionare così, però qualcuno doveva essere rimproverato, perché non si può in effetti ammettere un fallimento di questo tipo: troppe persone come Monti e come Draghi si sono assunte il merito del successo dell’euro e ora non possono ammettere d’aver avuto torto; pertanto ha fatto comodo a tutti trovare qualcuno a cui dare la colpa per fomentare il nazionalismo. Improvvisamente c’è stata una sorta di guerra, fra nord e sud, fra i greci e i tedeschi. Adesso nessuno dice di voler salvare qualcun altro, e nessuno dice di voler essere salvato e ovviamente in tutto questo i profitti delle banche non vengono mai presi in considerazione.
Come voi sapete, tutte le favole di Esopo hanno una morale. Molti pensano alle favole di Esopo come a dei racconti edificanti che avevano lo scopo di combattere l’accidia e l’incuria del futuro, ma in realtà c’è ben altro: Esopo lanciava anche un allarme contro gli eccessi negli atteggiamenti di entrambe le parti, ma oggi in questa favola c’è una cosa che va aggiunta rispetto alla morale di Esopo, e cioè che le cicale e le formiche sono assolutamente diffuse in tutti i Paesi. Paesi che peraltro condividono un sistema monetario progettato malissimo, un sistema che mette tutti gli uni contro gli altri, un sistema da cui possono emergere solo dei perdenti; quindi l’unica opzione che abbiamo a disposizione è cominciare a sovvertire questa versione dei fatti dominante. Dobbiamo riconoscere la coesistenza di formiche trascurate in Italia e in Germania, e sapere che ci sono delle viziatissime cicale in Italia, ma anche in Germania. Se cominciamo a riconoscere questo, è già un buon punto di partenza. E a quel punto potremo cominciare a lavorare verso un sistema che promuova la crescita e l’occupazione, e non dei salvataggi continui a favore delle banche.