CON “INNOCENTI” CHIACCHIERE DA BAR, L’ITALIA NON CAMBIERÀ MAI

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Per coloro che lottano per mettere fine alle diseguaglianze sociali animati da nobili intenti



P1010078 copiaCi si sente un po’ stupidi dopo essersi fidati di una persona che alla fine della storia ci ha traditi. Dopo un tradimento, ripensando ai momenti in cui l’altro si manifestava con animo gentile, si rimane col dubbio amletico del “ma era sincero in quel momento o fingeva per convenienza?”

Ero convinta che, se Warren Mosler si fosse affiancato al Santo Padre per sostenerlo nella guerra al neoliberismo, sicuramente avrebbe preso vita un cambiamento culturale e spirituale che, per forza di cose, sarebbe confluito in una rivoluzione sociale, politica ed economica.
Avrei avuto piacere a sostenere entrambi e, dopo settimane di intenso lavoro insieme ai soci e ai simpatizzanti di Bottega Partigiana, a un passo dal riuscire ad aprire un canale che avrebbe dato vita a una speranza per tutte le persone consapevoli della gravità della situazione, Warren Mosler ha rinunciato.
Va detto che la nostra prospettiva è quella di persone che lottano contro i mulini a vento e che rimangono sbigottite ogni volta che si rendono conto sino a quale punto possono arrivare le miserie dell’animo umano.
A questo giro di giostra, ho deciso di non soprassedere all’accaduto, come avevo invece fatto in passato di fronte ad altre situazioni, perché la luce della verità e della giustizia dovrebbero partire dal nostro piccolo se, come nei miti letterari di Prometeo e Minerva, vogliamo farci portatori dei valori universali di verità e giustizia.
Perché è stata sprecata la possibilità di incontrare un Capo di Stato? Quale misterioso motivo ha indotto l’economista Warren Mosler a tirarsi indietro all’ultimo momento?
Nell’ambiente di Bottega Partigiana certo non pensiamo si tratti di “un intrigo internazionale”, però questo repentino cambiamento di rotta suscita quantomeno qualche bella domanda.
Ho ricostruito e stilato i fatti di quanto vissuto da me in prima persona e da altri amici, anch’essi testimoni oculari di quanto avvenuto, per dovere di cronaca e per necessario chiarimento.

Le conclusioni le lasciamo ai lettori.

 

 

CHI SONO
Sono una classica signora nessuno. Dato che in questo sistema le persone come me sono destinate a fare la fame, dal 2011 mi sono impegnata con determinazione a combattere le logiche neoliberiste, che reputo essere la principale causa di diversi crimini contro l’umanità come povertà, disoccupazione, sottomissione politica alle logiche di mercato e schiavismo lavorativo. Allo stesso tempo sono anche impegnata nella divulgazione di alternative concrete e possibili, finalizzate a conferire dignità agli esseri umani.
Sono convinta che, se non riusciremo a costruire l’idea e la visione del mondo alla quale tutti aspiriamo, sarà impossibile avviare un processo di risveglio della coscienza collettiva poiché non avremo chiara l’immagine e quindi l’obiettivo.

CAM00644Nel mio percorso, grazie al lavoro del giornalista Paolo Barnard, ho conosciuto la Teoria della Moneta Moderna (Modern Money Theory o MMT). Ritengo questa teoria o, meglio, questo modello economico d’avanguardia, uno strumento valido e utile per risolvere i più macroscopici problemi economici presenti in una società fondata sulla competizione, sulla diseguaglianza sociale e sulla frode assurta a ideologia dominante socialmente accettata e quindi, nei fatti, legalizzata. Assieme a Barnard, con il quale litigai sia per divergenze di vedute, sia per conflitti fomentati ad arte da altri, fui una delle persone che più si era affannata nell’organizzazione del primo Summit della Modern Money Theory che si tenne a Rimini nel febbraio 2012 e il cui successo diede vita al movimento italiano della MMT e a tante associazioni che oggi sono presenti in vario modo su un ampia parte del territorio italiano. Sebbene il percorso da me intrapreso fosse mosso da nobili intenti, per via dell’animosità tipica degli italiani e per l’infiltrazione di misere logiche neoliberiste all’interno di ambiti associazionistici da cui dovrebbero essere bandite, mi trovai spesse volte a vivere “situazioni”, per cui di nulla dovrei più sorprendermi. E invece…

Non riesco più ad accettare con rassegnazione il verificarsi di ingiustizie senza che nessuno alzi la voce e per questo motivo ho scelto di narrare i seguenti fatti, che mi hanno vista coinvolta in prima persona sia come essere umano che come Presidenta dell’Associazione Culturale Bottega Partigiana. La responsabilità di eventuali ritorsioni legali, da parte di personalità fisiche o associative prese in causa nel testo che segue, e che hanno già minacciato il ricorso a vie legali per reati che però non sussistono, è imputabile esclusivamente alla mia persona fisica.

 

NASCITA ED EVOLUZIONE DELLA “MISSIONE VATICANO”
L’evidente (a tutte le persone di buon senso) precipitare della situazione socio-economica attuale, porta diverse persone coscienziose a interrogarsi su quali possano essere le più opportune azioni da intraprendere. Ci si chiede chi interpellare per un’azione che porti alla salvezza nostra e di coloro che in ultima analisi subiscono sempre i soprusi dei furbi e dei prepotenti.

Circa un mesetto fa pubblico su Facebook un articolo sulle posizioni socio-politiche di Papa Francesco e un attivista, tra il serio e il faceto, mi suggerisce di provare a mettermi in contatto con il Papa per chiedergli di utilizzare lo IOR come strumento per emettere moneta e creare piani lavorativi di transizione.
Mi sembra una follia. Una mission impossible.
Inizialmente non sono molto convinta. Mi dico: «cosa potrebbe cambiare se una povera crista (combattiva finché vuoi) si mette in contatto col Santo Padre?».
Tra me e me penso che il mio ruolo potrebbe invece essere quello di tramite per organizzare un incontro tra Sua Santità e l’economista Warren Mosler, l’insider che, oltre ad avere 41 anni di esperienza nella finanza e nelle banche, ha messo insieme i pezzi importanti e buoni della storia dell’economia e, come “atto di coscienza” verso un’umanità stritolata dalla povertà, si è inventato la Teoria della Moneta Moderna ossia uno strumento utile e intelligente per far fronte all’attuale situazione critica sul piano economico e finanziario.

Alcune persone, con cui mi ero confrontata, mi sconsigliano di affrontare l’argomento dello IOR per evitare di esporre il Papa a rischi e inoltre mi viene riferito che nel 1999 lo Stato della Città del Vaticano aveva sottoscritto un trattato con l’Unione Europea in cui si era impegnato a non emettere moneta propria. Mi viene anche riferito che lo Stato della Città del Vaticano dispone sì di un eccellente corpo diplomatico, ma non di strutture adatte a gestire correttamente l’emissione di moneta in quanto si pensa che il denaro attiri l’interesse di possibili speculatori.

Da tempo ragiono sulle modalità più adatte a creare situazioni consone per aprire il dialogo coi cattolici riguardo alla situazione economica. Addirittura pensare ad un avvicinamento al Papa mi sembra pazzesco. Un’impresa che non potrebbe mai realizzarsi.
Ma poi mi dico: «se l’impresa andasse davvero in porto, avverrebbe un forte gesto politico da parte di diverse associazioni che dispongono di proposte alternative valide e che sono consapevoli della gravità della situazione».
Per cambiare le cose, occorre che gli attivisti, che da tempo si esercitano nello spiegare agli altri cosa succede, si offrano di contribuire alla causa comune fornendo ai cattolici gli strumenti culturali necessari per decifrare la tragica situazione politico-economica e per conoscere soluzioni concrete e possibili.
Penso che un possibile incontro possa essere un ottimo biglietto da visita per gli attivisti sul territorio da poter poi spendere per avviare una cooperazione con le innumerevoli realtà cattoliche italiane.
Inoltre, cosa non meno importante, un simile incontro sarebbe utile a fornire quel ritorno, di attenzione mediatica, fondamentale per scuotere l’opinione pubblica generale indirizzandone l’attenzione sui temi pregnanti per il bene della collettività.

 

RIFLESSIONI
Mi si dice che, per soffocarne l’indole rivoluzionaria, si sta attaccando Papa Francesco in silenzio e in maniera invisibile, perché egli è destabilizzante per la forma mentis di quella parte della Chiesa potentissima la cui natura è conservatrice e classista.
Mi si riferisce inoltre che gira voce che Papa Francesco sia circondato da serpi che lo stanno avvelenando con nuovi prodotti farmaceutici che non uccidono subito bensì indeboliscono portando a una morte che è possibile far passare come naturale. Mi viene quindi consigliato di osservare i video di inizio pontificato quando Papa Francesco mostrava la forza di un leone, per poi metterli a confronto con i video degli ultimi tempi in cui si denota un progressivo affaticamento. Alcuni mi dicono di leggere con attenzione le sue esternazioni in cui egli afferma di temere che il suo pontificato abbia vita breve, e di prendere in attenta considerazione il recente giubileo indetto straordinariamente.

Alcune altre persone, più diffidenti sul ruolo odierno della Chiesa, mi dicono che Papa Francesco sarebbe l’ennesima invenzione mediatica utile a legittimare il ruolo della Chiesa nel mondo e che, fingendo di cambiare tutto, Papa Francesco non stia davvero lottando per cambiare quegli equilibri di potere economico che contano davvero. Secondo questa visione, la Chiesa sarebbe ipocrita, complice dei potentati economici e userebbe la carità e il buonismo come strumento politico per tenere in piedi un sistema economico che priva le persone di dignità.
A sostegno di questa tesi mi si dice che, qualora si dovesse sconfiggere la povertà, la Chiesa come istituzione non avrebbe più motivo di esistere e che quindi per forza di cose Papa Francesco sarebbe l’ultima invenzione mediatica di un diabolico spin doctor.

Mi sembrano entrambe ipotesi esagerate e penso che, se si sconfiggesse la povertà, la Chiesa non avrebbe difficoltà a “reinventarsi” in un ruolo che vedrebbe concentrare le energie dell’Istituzione su attività volte all’evoluzione e alla guarigione spirituale di sempre maggiori esseri umani.
Riguardo all’aspetto mediatico, rifletto anche sul fatto che un simile incontro servirebbe a svegliare tante coscienze e quindi anche a proteggere Papa Francesco da possibili “gombloddi interni al Vaticano” e ad evitare la stessa fine di Papa Luciani. Inoltre ritengo che un simile incontro sia utile a incuriosire l’opinione pubblica mettendola nella posizione di doversi informare per capire il pensiero di Warren Mosler e il perché di un simile incontro. Sarebbe un modo bonario di “impiegare” la visibilità di Papa Francesco per rinforzare, grazie all’aspetto “tecnico” fornito da una nuova visione economica, la lotta contro le diseguaglianze, svelando la verità sulle politiche economiche di austerità adottate oggi. Politiche che sono la causa profonda e oggettiva della crescente povertà.

Penso: «dato che Papa Francesco è amato da tanta gente anche per le sue battaglie spirituali contro la povertà, se egli dovesse essere eliminato proprio quando a lui si affianca una persona capace di fornire quel sostegno tecnico necessario a vincere la miseria, la gente collegherebbe e capirebbe subito l’accaduto, il perché e da dove arriva il marcio. Quindi, così, è come se chi può essere intenzionato a tramare contro di lui si ritrovi con le “mani legate”, e quindi il Papa verrebbe protetto».
Inoltre, a livello di attivismo, penso: «semmai riuscissimo nell’impresa, potremmo mettere fine alle sciocche guerre fra poveri e, per ottenere un obiettivo così alto, si creerà finalmente quella cooperazione fattiva tra tutte quelle associazioni che sulla carta hanno il medesimo scopo o scopi contigui».

 

WARREN MOSLER, LA MISSIONE VATICANO E BUBU GIUSTIZIERA
umili1Dopo essermi convinta interiormente delle speranze e delle azioni possibili che tale incontro potrebbe aprire, onde intraprendere il primo passo utile a concretizzare questa pazza idea scrivo a Warren Mosler al fine di comprendere se l’idea potrebbe essere di suo gradimento. Warren mi risponde dicendosi favorevole e mi fa capire che già un anno prima aveva intrapreso un tentativo di essere ricevuto da Papa Francesco e mi invia la lettera che gli aveva scritto in passato. Così incomincio a ragionare su come potermi muovere per riuscire a combinare l’incontro.
Inizialmente immagino un incontro pubblico con valenza politica e mediatica, ma Warren mi dice che preferirebbe essere ricevuto privatamente, facendo intendere di non essere interessato allo scalpore mediatico bensì a svolgere un ruolo di consulenza al di fuori dai riflettori mediatici. Al fine di venire incontro ai desideri di Warren, ritengo che la cosa più utile sia adoperarmi affinché l’incontro abbia effettivamente luogo e, solo in seguito, qualora lo si ritenga opportuno, di dare risalto nel mondo cattolico a questo incontro in caso di un suo esito inequivocabilmente favorevole.
A questo punto devo necessariamente attivarmi in modo fattivo per raggiungere il risultato sperato, sebbene io non sappia operativamente da dove cominciare.

Così, su suggerimento di una cara amica contatto un alto Prelato al quale spiegare le motivazioni che mi spingono a richiedere un simile incontro e dunque gli domando se sia disposto ad intercedere per combinarlo. Tramite la sua segreteria mi risponde che le Udienze Private del Santo Padre, a parte quelle con capi di Stato e Ambasciatori, sono selezionate da uno specifico Ufficio Vaticano e che quindi devo rivolgermi ad un altro alto Prelato dell’organo Vaticano adibito di cui mi fornisce i contatti.
Scrivo immediatamente e in brevissimo tempo ricevo un fax di risposta in cui mi viene riferito che quanto da me significato è stato letto con molta attenzione e che ci viene data la possibilità di partecipare a un’Udienza Generale del Santo Padre. Siamo al 17 marzo e, qualora la possibilità offerta risulti di nostro gradimento, dovrei rispondere indicando il numero di partecipanti e la data in cui vorremmo partecipare.
A quel punto inoltro subito il fax a Warren mettendolo al corrente della possibilità offertaci anche per far sì che le due persone che so che si stanno occupando della programmazione e della gestione dell’agenda degli incontri di Warren durante il suo viaggio in Italia previsto per i mesi di aprile e di maggio possano venirne informate. Una di queste due persone è un giovane ragazzo che si è messo a servizio di Warren per gestirne gli appuntamenti durante il mese di aprile, mentre l’altra è un signore di circa 50 anni, che fa parte di un’associazione diversa rispetto a quella di cui fa parte il giovane ragazzo, e che si è messo a servizio di Warren per gestirne gli appuntamenti nel mese di maggio.

Comincio anche ad informarmi e a ragionare per capire se durante un’Udienza Generale ci possa essere possibilità di contatto ravvicinato tra il Santo Padre e Warren Mosler.

 

PRIMI OSTACOLI
Il signore, che gestisce l’agenda di Warren nel mese di maggio e che era già stato in precedenza informato del fatto che mi sto muovendo per contattare Papa Francesco, non condivide la strada da me intrapresa per avvicinarmi ai cattolici. In data 11 marzo con goliardia in un sms egli mi scrive: «se il Papa ti riceve e si può dire al mondo… o sei un lebbroso o uno sfigato o un barbone o un rappresentante del “vero potere”». Sempre nello stesso messaggio, egli mi riferisce di stare lui stesso muovendosi sul proprio territorio in ambito cattolico. Così io gli faccio sapere di esserne contenta visto che entrambi condividiamo la necessità di adoperarci per creare ponti verso il mondo cattolico e lo aggiorno sullo stato della situazione.
Quando con un euforico messaggio Facebook gli faccio sapere della risposta del Vaticano, mi risponde bacchettandomi sempre con lo stesso atteggiamento goliardico e intimandomi di lasciare perdere in quanto le Udienze Generali, a suo parere, sono un modo per tirare su due baiocchi tra una carrozzella e tre bambini down, sette suore, tre parrocchie e dodici boyscout di trentacinque anni vergini. Secondo la sua opinione, al Papa ci si sarebbe arrivati solo contando qualcosa e solo se il Santo Padre avesse richiesto esplicitamente un incontro con Warren Mosler.
Per non cadere in futili discussioni su quel piano e vedendo che i toni da parte di questo signore nel rispondere sono portati a tale atteggiamento, telefono al giovane ragazzo che gestisce l’agenda di Mosler nel mese di aprile per vedere se sia possibile incastrare l’Udienza Generale insieme a un incontro di Warren che so che si dovrebbe tenere verso il 20 aprile alla Camera di Commercio di Roma.
Il giovane ragazzo, che inizialmente non avevo informato del fatto che mi stavo muovendo per contattare il Papa, si entusiasma per la possibilità che ci viene offerta. Mi dice che deve fare qualche verifica e confrontarsi con gli altri con cui collabora e rimaniamo quindi d’accordo che ci risentiamo in serata per coordinarci. Quella sera, quando ci risentiamo, egli cambia idea in quanto dice che se va bene si tratterebbe di 20 secondi di possibilità di dialogo e il Papa fa fatica a parlare inglese. Nonostante durante la telefonata della mattina io gli abbia chiesto di attendere che Warren rispondesse senza essere influenzato, in serata il ragazzo mi comunica di averci parlato e mi riferisce anche che, a parere di Warren, non vale la pena sacrificare altri appuntamenti per un incontro del genere.

 

COLPO DI SCENA
Onde rendere onore al Santo Padre e comunicargli il nostro sostegno nella lotta alla povertà e alla disoccupazione, mi consulto con alcuni amici cattolici (e non) tra gli associati e i simpatizzanti dell’associazione Bottega Partigiana. Nel frattempo, al fine di decifrare bene il significato “politico” del fax vaticano e di capire come avrebbe senso muoversi, un amico cattolico – che a sua volta ha amici, che sono stati in Udienza Generale, durante la quale hanno avuto modo di scambiare un piccolo dialogo con Papa Francesco – mi riferisce che nelle udienze generali in Vaticano si possono prevedere brevi momenti di dialogo col Papa concordando preventivamente l’intenzione con l’Ufficio adibito.
L’idea, che piano piano si costruisce dialogando tra noi, consiste nel recarci all’Udienza Generale insieme a una delegazione di persone appartenenti alle diverse associazioni MMT, le quali accompagnerebbero Warren Mosler con l’intento di consegnare al Santo Padre una dichiarazione – di sostegno per le sue principali battaglie, tra cui, quella sulle diseguaglianze sociali – e un dono che simboleggi la nostra solidarietà e sostegno. Al fine di manifestare ed esprimere la nostra umiltà e tenacia, io penso quindi che l’Udienza Generale possa essere utile.
Secondo il ragazzo e il signore che gestiranno l’agenda di Warren durante la sua permanenza in Italia, però, non vale la pena andare a Roma per un’Udienza Generale. Probabilmente queste persone tentano di farlo desistere e Warren mi manifesta i suoi dubbi e le medesime obiezioni di carattere strategico antepostemi. Dato che i giorni stanno passando e dato che non voglio fare la parte della maleducata, ho bisogno di sapere le sue reali intenzioni riguardo al Vaticano, in modo da muovermi di conseguenza. Quindi, dopo avergli risposto punto per punto con argomentazioni logiche e sensate, gli dico che se avesse voluto rinunciare all’incontro con il Papa non mi sarei risentita poiché la sua doveva essere una scelta di cuore. A quel punto egli prende finalmente una posizione netta, rispondendomi di essere determinato a voler incontrare il Santo Padre e mi comunica che, con la sua Signora, si sarebbe recato in Vaticano a proprie spese.

 

NON C’ERA ALTRO TEMPO DA PERDERE!
Dal momento della ricezione del fax del Vaticano alla risposta da inviare, non devo far passare più di una settimana, ma a quel punto per rispondere c’è bisogno di una data e di attendere che ci pervengano le informazioni da parte degli esperti cattolici da me consultati per sapere quale potrebbe essere un numero consono di membri delle associazioni per la delegazione che cominciamo subito a organizzare. Dato che io per difficoltà economiche non posso andare a Roma e dato che a un simile incontro non si può fare la figura dell’Armata Brancaleone, comincio a pensare a chi di Roma potrebbe fare il ruolo di direttore del traffico per far avvicinare la delegazione al Santo Padre con una certa eleganza.
Molti sono entusiasti per la Missione Diplomatica in Vaticano. Dopo essere stato distrutto da guerre intestine e da miserie umane, il movimento della MMT italiano si sarebbe finalmente riunificato. Tutte le persone, di buon senso delle singole associazioni, che hanno a cuore e a fuoco gli obiettivi profondi del nostro impegno ne sono felici, ma non le due persone che si occupano dell’agenda degli appuntamenti di Warren. Difatti, quando le ricontatto per comunicare loro la decisione di Warren di perseguire la strada di avvicinamento al Santo Padre e farmi dare una data possibile, si negano col silenzio costringendomi a dover far intervenire Warren. Siamo in data 23 marzo e l’unico mercoledì libero possibile che mi offrono è l’ormai vicinissimo 8 aprile.
Il giorno successivo rispondo subito al Vaticano comunicando la data e il numero di cinquanta partecipanti. Nonostante le scuse per il ritardo nella risposta. Nonostante una successiva lettera di sollecito inviata una settimana più tardi ossia in data 31 marzo. E nonostante in entrambe le lettere manifesto la nostra disponibilità nel ridurre il numero della delegazione a una cifra da loro indicata, arrivando anche a rinunciarvi totalmente onde permettere in nostra rappresentanza la partecipazione esclusivamente a Warren e Signora per consegnare il dono simbolico di sostegno e solidarietà, dagli organi istituzionali ufficiali non ci arrivano più risposte.

 

“IL PIANO B”
Nel frattempo, tramite un amico simpatizzante milanese, si apre una nuova possibilità tramite un suo canale che potrebbe tentare di consegnare al Santo Padre una mia lettera di presentazione dell’economista Warren Mosler e la lettera scritta da Warren in cui è egli stesso ad offrire la propria esperienza e il proprio sostegno incondizionato al Santo Padre per sconfiggere la povertà, la disoccupazione e tutti i crimini contro l’umanità che vanno combattuti. Dobbiamo quindi muoverci rapidamente perché le persone che avrebbero compiuto questa missione sarebbero andate in Vaticano sabato 11 aprile. Costretti dagli accadimenti a muoverci in questo modo, mi si dice che dobbiamo dimostrare al Santo Padre che le lettere siano vere e non trappole. Quindi è necessario che la mia sia scritta a mano e quella di Warren sia da lui firmata e siglata con il suo timbro personale qualora ne abbia uno. Accolgo con simpatia questo tipo di richieste, in un certo senso “anacronistiche” visti i “tempi digitali” in cui ci ritroviamo a vivere, poiché mi ricordano il cammino di Santiago di Compostela che avevo percorso nel 2006 e in cui come pellegrina dovevo portarmi sempre appresso la “credencial”, che è il documento con cui il pellegrino attesta la propria identità, la sua condizione e le sue intenzioni, e che serve a distinguerlo dagli altri viaggiatori.

 

L’ARRIVO DI WARREN MOSLER IN ITALIA
È il 2 aprile e nel frattempo Warren è arrivato in Italia il giorno precedente. Dopo un incontro pubblico che si tiene a Seriate (Bg) per presentare un video realizzato con le riprese effettuate da alcuni attivisti l’anno precedente durante gli incontri pubblici svolti da Warren, grazie all’interpretariato di una mia amica compagna di lotta (visto che non parlo inglese) racconto a voce a Warren i passaggi necessari per attuare quello che ho ironicamente definito “IL PIANO B”. Nel contempo gli presento un ventaglio di possibilità riguardanti eventuali incontri importanti che negli ultimi giorni sono stati proposti da altri attivisti i quali così pongono a disposizione della causa le proprie conoscenze.

dittico-seriateReputo buono il risultato della serata. Warren accetta subito di proseguire con le necessarie procedure di avvicinamento al Santo Padre, accetta di incontrare i consiglieri della Commissione Bilancio e Finanze della Regione Lombardia con cui disponiamo di un contatto diretto con il Vicepresidente di tale Commissione e accetta di presentare a Milano il suo libro “Le 7 innocenti frodi capitali della politica economica” per fine maggio insieme a un possibile contributo dell’artista Paolo Rossi con il quale sono in contatto e a cui voglio proporre l’idea. Sulla copia del libro che ho intenzione di regalare a quest’ultimo al fine di metterli in contatto intellettuale e spirituale, Warren, a cui riferisco che l’artista è interessato a capire cosa stia accadendo veramente sul piano politico-economico, su mia richiesta, scrive una dedica che quando mi traducono trovo tanto semplice quanto toccante:
«Caro Paolo Rossi, apprezzo molto la tua propensione a combattere per la buona battaglia. Ti auguro il meglio. Warren Mosler.»

A quel punto mi rimane semplicemente da prendere accordi con le persone che gestiscono l’agenda di Warren, in modo da venirci incontro reciprocamente e permettergli di non perdere occasioni importanti di dialogo Politico e di divulgazione.

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PASQUETTA CON WARREN MOSLER
P1000931 copiaDato che la sera dell’8 aprile devo incontrare una delle persone che devono recarsi in Vaticano l’11 aprile a consegnare le lettere, Warren mi invita ad andarlo a trovare a Bergamo lunedì 6 aprile ossia il giorno dopo Pasqua in modo da accordarci su tutto. All’incontro, oltre a Warren ed io, sono presenti il giovane ragazzo che ne gestisce l’agenda nel mese di aprile e il mio amico attivista Francesco Chini il quale ha gentilmente accettato di accompagnarmi con l’automobile e di farmi da interprete in caso di necessità, in quanto è sempre stato in buoni rapporti con Warren e a cui ha fatto una lunga intervista in occasione del Festival Culturale per la Cooperazione Officina Futuro svoltosi in gennaio.

A Bergamo Warren è molto gentile, ci offre prima il pranzo e poi ci invita a casa sua. Ci accordiamo sui dettagli degli incontri e fissiamo un appuntamento a Milano per il giorno seguente nello studio video ENECE Film di alcuni miei amici artisti ex compagni Bauer, che mi fanno il piacere personale di scattare delle foto professionali e artistiche, utili e necessarie, per valorizzare l’immagine di Warren come intellettuale.
Dato che Warren nutre il desiderio di incontrare le persone che dovevano recarsi in Vaticano per nostro conto, faccio una telefonata al fine di anticipare, dall’8 di aprile al giorno precedente, l’incontro con la persona con cui sono in contatto e chiedo se è possibile che all’incontro partecipi anche un’altra delle persone che si sarebbero recate in Vaticano per la consegna delle lettere. Questi accettano e quindi organizziamo la giornata successiva (7 aprile) per accorpare il servizio fotografico e l’appuntamento con le staffette cristiane partigiane. Rimaniamo d’accordo che il giorno successivo, nel tempo a nostra disposizione tra il servizio fotografico e l’appuntamento, avremmo sistemato insieme la lettera di Warren al Santo Padre per poi tradurla, stamparla e farla firmare da Warren in duplice copia per consegnarla a coloro che avrebbero dovuto portare a buon fine il Piano B.

A casa di Warren gli propongo un’idea che mi era venuta la notte precedente, ossia che sarebbe bello chiudere la sua visita italiana con un evento simpatico capace di mettere tutte le correnti del movimento MMT italiano d’accordo. A questo proposito, gli sottopongo l’eventualità di coinvolgere anche Paolo Barnard nella presentazione del libro a Milano in modo che, oltre a “Le sette innocenti frodi capitali della politica economica” (Edizioni Arianna), possiamo presentare contemporaneamente anche “In alto il deficit!”, della collana keynesiana di Edizioni Sì, quest’ultimo libro nato da un’idea che nell’estate 2012 proposi all’editore per trasformare in un progetto editoriale il primo incontro pubblico italiano in cui Warren Mosler veniva presentato e intervistato sia da Paolo Barnard che dagli attivisti MMT. Il progetto di quel libro era stato da me ritenuto importante. Ricordo che, per sistemare i testi, avevo creato un gruppo di lavoro in cui avevo coinvolto brillanti attivisti come Giacomo Bracci, Valerio Spositi ed Emanuele Fietta.

Grazie alla possibile presenza di una persona simpatica come Paolo Rossi penso che, qualora Warren Mosler e Paolo Barnard accettino, l’incontro potrebbe essere un allegro coronamento di riunificazione e riappacificazione tra tutti gli attivisti.
Warren ci dice che Barnard è fuori dai giochi perché aveva attaccato alcuni attivisti e che quando accade ciò si compie un passo da cui a suo parere non si può tornare indietro.
Warren ci chiede se ci sia la possibilità di candidare Paolo Rossi. Noi gli diciamo che a nostro parere Paolo Rossi non accetterebbe mai di divenire un novello Beppe Grillo, sebbene per una causa che tutti riteniamo essere buona e giusta. Warren ci chiede anche chi sia, secondo noi, una possibile figura carismatica capace di unificare il movimento MMT, che nel corso del tempo si è spezzettato in tante associazioni. Noi rispondiamo a Warren che, a nostro avviso, la persona che più si avvicina a rispondere a questo tipo di esigenza è egli stesso, in quanto personalità di spessore e autorevole inventore della teoria economica.
Scherzando gli diciamo che ci piacerebbe vedergli svolgere il ruolo di “Papa della MMT”, in modo da stare al di sopra delle parti, svolgendo tale funzione di guida, in grado di porre fine a insensate logiche concorrenziali tra associazioni che contemplano obiettivi sociali simili, quando non proprio identici, onde incentivarle alla cooperazione e a coordinarsi con efficacia per il raggiungimento del fine più alto e comune.

Siccome qualche giorno prima ho saputo di una polemica nata tra l’economista Claudio Borghi, candidato della Lega Nord alla Presidenza della Regione Toscana, e il Movimento 5 Stelle, realizziamo anche una breve intervista video che fa venire a Warren l’ispirazione di scrivere quelli che a suo avviso potrebbero essere i 5 punti necessari per uscire dalla crisi.

Francesco Chini ed io rimaniamo entrambi piacevolmente sorpresi quando Warren, con un colpo di scena, prende subito un’iniziativa inaspettata proponendo di convocare una riunione da svolgere il più presto possibile. Egli la fissa per domenica 12 aprile a Milano di modo tale da metterci d’accordo il prima possibile con tutti i rappresentanti delle associazioni per coordinarci e organizzarci al fine di lavorare uniti durante la permanenza di Warren in Italia. Dato che io sono di Milano, mi prendo l’incarico di organizzare in extremis la riunione.

La giornata è piacevole. Sono entusiasta. Non riesco a capacitarmi del fatto che finalmente posso parlare con una persona, che ragiona senza dover sempre obiettare o polemizzare su ogni idea di buon senso, e penso: «Adesso che Warren è “carico” potremo capirci, accordarci e lavorare in maniera agile e sensata con tutti, ottimizzando le energie dei volontari e facendo le cose che servono veramente alla causa».

 

«Il modo in cui una squadra gioca nel suo complesso determina il suo successo. Tu puoi avere il più grande gruppo di star individuali del mondo, ma se non giocano assieme, il club non varrà un centesimo».
Babe Ruth

 

UN MONDO DIFFICILE, VITA INTENSA
Rientrata da Bergamo, scrivo immediatamente una comunicazione per fare un resoconto della giornata ai soci e ai simpatizzanti di Bottega Partigiana e nella email che invio metto in copia anche i presidenti delle diverse associazioni e le due persone che gestiscono l’agenda di Warren. Nel punto riguardante la convocazione della riunione scrivo: «[…] Dal momento che Warren resterà in Italia per due mesi è necessario organizzarci tra associazioni per riuscire a cooperare seguendo una linea comune, quindi Warren ci ha richiesto di organizzare una riunione che si terrà domenica 12 aprile alle ore 14 a Milano. Il luogo esatto ve lo comunicheremo nei prossimi giorni.
Affronteremo le questioni che a Warren sta a cuore comunicare agli attivisti, ci mettiamo d’accordo sul come procedere e così poi possiamo organizzarci al meglio insieme, per fare in modo che la presenza di Warren sia proficua per la nostra lotta.
Per motivi di praticità organizzativa sono convocati 2 rappresentanti per ogni associazione. Comunicatemi i nomi di coloro che vengono delegati dalle proprie associazioni a fare il ruolo di referenti. Dati i tempi ristretti per organizzare spostamenti, suggerisco di prediligere come rappresentanti attivisti che sono già in zona, ma ognuno scelga ovviamente ciò che preferisce […]».
In questa comunicazione metto Warren in copia conoscenza nascosta per segnalargli che, come d’accordo, mi sto attivando subito per organizzare tutto nei tempi concordati insieme a lui.

Per riuscire a trovare idee utili per il servizio fotografico del giorno successivo, preparare i materiali per l’allestimento della scena, ricopiare a mano il testo della mia lettera al Santo Padre, quella notte dormo pochissimo. Sono però contenta, perché sin da quella sera ricevo riscontri entusiasti da parte di diverse persone.
Ricevo anche una risposta privata, da parte del Presidente di una delle associazioni, in cui viene messa in discussione la fondatezza della convocazione della riunione e in cui vengo “gentilmente” invitata a mettere in copia conoscenza, in tutte le mie comunicazioni con lui, proprio quella persona – facente parte del Direttivo di quell’Associazione – che tutti coloro i quali erano addentro al mondo dell’attivismo MMT in Italia sin dall’inizio, sanno aver litigato con me in passato. Questa persona, oltre a dire agli attivisti di stare attenti a me, è uso a definirmi con loro con i termini di “pazza” e “falsa”, ma dato che Warren sembra determinato e convinto e, dato che io mi sto muovendo con trasparenza, evito di cadere in provocazioni finalizzate a scuotermi emotivamente e non perdo tempo in discussioni inutili. Quindi accondiscendo senza batter ciglio ribadendo che io non faccio altro che riportare quanto richiesto da Warren Mosler.

 

CIAK AZIONE
P1010126 copiaMartedì pomeriggio (7 aprile) a Milano all’appuntamento nello studio audiovisivo, oltre ai miei amici artisti, sono presenti: Warren Mosler e gentile signora con il ruolo dei modelli, Francesco Chini che ha il ruolo di occuparsi delle foto di backstage e di fare da interprete tra Warren e me, io che mi occupo di curare l’estetica e la composizione della scena e il giovane ragazzo che si occupa dell’agenda di Warren nel mese di aprile.
In quella situazione così “easy” rispetto ai convegni economici e agli incontri politici, ci divertiamo e, dopo il servizio fotografico, ci rechiamo in un bar/panificio dove passiamo il resto del pomeriggio ad attendere che Warren finisca di scrivere la propria lettera al Papa, per poi tradurla, stamparla e fargliela firmare, in modo che per l’ora di cena avremmo avuto pronto tutto il materiale aggiornato da consegnare alle staffette viaggiatrici per il Vaticano.

in studio copiaEspletati i compiti che dobbiamo svolgere, incontriamo le persone a cui passiamo le lettere. A tavola Warren ribadisce nuovamente la propria volontà di andare avanti in maniera decisa e prioritaria per avvicinarsi al Vaticano e aprire la strada a un possibile sodalizio con il Santo Padre. Io passo gran parte della serata in un piacevole dialogo con una delle persone che ci avrebbe fatto da canale per consegnare le lettere al Santo Padre. Durante la cena il giovane ragazzo, che si occupa dell’agenda di Warren nel mese di aprile, mi esprime la sua volontà di annullare la riunione di domenica 12 aprile, nonostante il giovane sappia che mi sono già attivata in proposito e che già alcune persone hanno confermato la propria partecipazione, in quanto ritiene che Warren starebbe perdendo tempo e si sarebbe fatto prendere troppo dall’entusiasmo. Quindi a suo parere non ha senso fare tale riunione, ma durante tutta la giornata Warren non mi manifesta alcun cambio di rotta. La mattina seguente alla cena, ricevo una telefonata da uno dei contatti che sta seguendo con attenzione la vicenda in cui, come primo passo per poter parlare al mondo dei cattolici, mi viene comunicato di avvisare Warren che si sta aprendo la possibilità di ottenere interviste coi media vaticani. Sono felice, perché ciò che si sta aprendo si prospetta come qualcosa di ottimo, solido e concreto.

 

L’OMBRA DEL DUBBIO
Sia agli amici che mi aiutano, sia a me, cominciano a sorgere dubbi: ci sono persone che stanno perdendo di vista il vero obiettivo umanitario e questi comportamenti iniziano ad emergere, mi preoccupano e allarmano gli amici che si stanno esponendo e stanno lavorando sodo per aiutare nella realizzazione dei progetti in corso.
Incomincio a temere che, probabilmente, ci sono persone che stanno cercando di mal consigliare Warren per indurlo a fare scelte che, a mio parere, rischiano di risultare deleterie, sia per la sua persona che per la causa stessa.

A quel punto, nonostante stia tentando di porsi in maniera gioviale nei miei confronti, mi pare di capire che il giovane ragazzo che gestisce l’agenda di Warren per il mese di aprile, si senta nel ruolo di “gestore totale” della persona di Warren Mosler e che non si stia proprio comportando da signore. Non mi fido più. Non riesco più a scusare certe cadute di stile con la giovinezza.

Pur sapendo che Warren non parla italiano e io non parlo inglese, quando durante alcune conversazioni tra Warren e me c’è necessità di tradurre il giovane ragazzo non fa mai un minimo sforzo di gentilezza o, su richiesta esplicita, lo fa di malavoglia.

Alla cena di consegna delle lettere il giovane ragazzo è addirittura arrivato a chiedermi di mettere il suo numero di cellulare sulle lettere al Santo Padre e, sempre in quell’occasione, si è comportato in maniera poco gentile con una, di quelle persone, che è evidente che ci sta aiutando solo perché crede davvero negli obiettivi alti e che per questo motivo si sarebbe recata a Roma a proprie spese.

A Pasquetta il giovane ragazzo ha tentato di ostacolare la partecipazione di Warren alle riprese del docufilm “PIIGS”, che sta venendo prodotto dagli altri amici attivisti dell’associazione Zabalik di Roma i quali sono registi professionisti, perché il ragazzo vorrebbe che tutte le energie di Warren siano unicamente indirizzate a sostegno del film “Primavera Economica” di cui lui è regista.

Anche se il giovane ragazzo non ha contribuito all’intervista effettuata a Bergamo a casa di Warren, per essere gentile e mostrarmi fattivamente cooperativa gli ho detto che avrei avuto piacere a mettere il logo dell’Associazione di cui lui è parte nei video realizzati a Warren a Pasquetta e che stiamo facendo montare e tradurre da professionisti e, come se mi stesse facendo un favore, il giovane ragazzo mi ha risposto dicendo che avrebbe accettato di inserire tale logo solo se avessi tolto una domanda da lui ritenuta essere troppo “politica”, ma che di fatto dà senso a quella successiva rovinando in questo modo il senso dell’intervista tutta. Dato che ho deciso di suddividere l’intervista in più video, rispondo che una soluzione praticabile può essere di inserire il logo in questione solo nel primo video, in cui Warren esprime le speranze e le aspettative del suo viaggio in Italia, ma a questa tesa di mano il giovane ragazzo mi risponde col silenzio.

Nel bar/panificio, durante il pomeriggio di martedì 7 aprile, il giovane ragazzo mi comunica la sua necessità di parlare privatamente al telefono o incontrare preventivamente il vicepresidente della Commissione Bilancio della Regione Lombardia, perché sostiene che vuole “accertarsi della serietà e della validità dell’iniziativa” di far parlare Warren con i membri della Commissione stessa.

Sempre martedì il giovane ragazzo ha cominciato a lamentarsi del fatto che gli impegni che Warren sta prendendo con la mia persona sono “una perdita di tempo”, perché a suo parere Mosler dovrebbe concentrarsi esclusivamente sulla preparazione degli incontri universitari.

 

«Ci si salva e si va avanti se si agisce insieme e non solo uno per uno».
Enrico Berlinguer

 

QUALCOSA NON MI TORNA
Su un suo eventuale ripensamento Warren non mi accenna nulla. Né per iscritto, né di persona, ma, visto che il comportamento di alcune persone comincia a non trasmettermi uno spirito cooperativo e, dato che quella sensazione è comune a diverse persone oneste e integre per cui nutro stima e che seguono da vicino il susseguirsi delle vicende e dei lavori, comincio a temere che essi potrebbero lasciarmi organizzare le attività concordate con Warren facendo esporre e perdere tempo a me e alle persone che mi stanno aiutando nella realizzazione delle diverse mission impossible, per poi trovare all’ultimo una scusa con cui farle saltare.
Molte persone delle diverse associazioni sono entusiaste di fare finalmente una riunione tra associazioni e per questo mi metto d’accordo con tre amici molto bravi con l’inglese capaci di fare da interpreti tra Warren e gli attivisti. Mi muovo con altre persone per valutare una location adatta e confortevole alle nostre esigenze, ma comincio a ripensare alla risposta alla email di convocazione della riunione che ho ricevuto lunedì sera, in cui il Presidente dell’Associazione che porta il nome di Warren, mi ha scritto in privato e mi ha fatto la poco simpatica richiesta di mettere sempre in copia nelle mie comunicazioni proprio quella persona che aveva litigato con me. Ripenso al fatto che il presidente in questione è addirittura arrivato a mettere in dubbio le mie parole con la frase: “non ho ricevuto alcuna comunicazione da Warren Mosler a riguardo, parlerò personalmente con lui”.
Ripenso anche al momento in cui durante la cena di martedì, a sostegno della sua tesi sull’inutilità della riunione di domenica 12 aprile tra associazioni, il giovane ragazzo che si occupa dell’agenda di Warren nel mese di aprile mi ha informata del fatto che quella mattina lui e Warren hanno incontrato due persone vicine o appartenenti al direttivo dell’Associazione che porta il nome di Mosler e mi ha riferito che, come lui, anch’esse non sono d’accordo sullo svolgimento della riunione.
Quindi la sera dell’8 aprile scrivo a Warren una email per aggiornarlo sugli ultimi sviluppi e dato che i tempi sono stretti e abbiamo in corso diverse attività, per tagliare la testa al toro, gli dico: «Se vuoi che domenica 12 aprile facciamo l’incontro con gli attivisti MMT, io finisco di organizzare tutto, se invece non lo vuoi fare, fammi sapere che avviso coloro che si stanno organizzando di fermarsi. Dimmi tu cosa devo fare e io procedo di conseguenza».

 

UN PRIMO PASSO INDIETRO
La mattina del 9 aprile Warren mi risponde alla email privata della notte precedente annullando la riunione del 12 aprile, con la giustificazione del non ritenerla più necessaria, in quanto stava elaborando il piano in 5 punti di uscita dalla crisi, che solo dopo collego riferirsi all’idea che gli abbiamo fatto venire a Pasquetta spiegandogli della diatriba avvenuta tra Claudio Borghi e il Movimento 5 Stelle.

La cosa che mi risulta strana è che, nella risposta di Warren alla email da me scritta la sera precedente, egli metta in copia conoscenza anche l’indirizzo email del giovane ragazzo che si occupa della sua agenda nel mese di aprile.
Il gesto mi dà molto fastidio, perché nella nostra email privata gli ho fornito informazioni che non volevo condividere con quel ragazzo. A quel punto devo ammettere di pensare (forse a torto) che Warren, il quale sino a quel momento ha manifestato un comportamento corretto e gentile, e che ora stava rispondendo con un gesto così sgarbato come il fatto di aggiungere un’altra persona a una email privata, perché costretto. A un certo punto mi sorge anche il dubbio che addirittura non sia lui a rispondere alla propria posta elettronica.
La cosa ancor più strana è che, per annullare la riunione, risponde anche alla mailing list di aggiornamento interno ai simpatizzanti di Bottega Partigiana in cui l’ho messo in copia conoscenza nascosta (come si usa negli uffici per mettere al corrente i dirigenti del come procedono i lavori) e in cui ho anche messo in copia i Presidenti delle Associazioni e le due persone che ne gestiscono l’agenda ad aprile e maggio. Dato che egli risponde con un messaggio identico a quello privato, non capisco se agisca così poiché animato da un’intenzione politica o se si tratti di un semplice errore umano di distrazione.

 

UNA ESCALATION: IL PRECIPITARE DELLA SITUAZIONE
Giovedì 9 aprile una delle persone, che ci avrebbe fatto da piccione viaggiatore per la consegna delle lettere in Vaticano, essendo venuto a conoscenza che Warren si è tirato indietro per la riunione del 12 aprile e sentendo che egli sta dando credito al giovane ragazzo che un paio di sere prima si è comportato in maniera poco garbata nei suoi confronti, comincia a provare turbamento. Questa persona non riesce a capacitarsi del fatto che un uomo dell’età di Warren, per una questione così importante come quella di incontrare il Santo Padre, possa essere condizionato e mal consigliato. Tale persona, che non è un attivista ma un soggetto totalmente esterno a determinate logiche, dato che deve esporre la propria credibilità, prima di procedere mi chiede di verificare se da parte di Warren c’è una reale volontà di perseguire con determinazione la strada di avvicinamento al Santo Padre. Vuole categoricamente una risposta scritta, perché, se così non è, preferisce annullare il viaggio in Vaticano.
Warren riconferma per iscritto la propria volontà di proseguire con il percorso intrapreso affermando che gli sarebbe molto piaciuto essere colui che avrebbe agito per il Papa a vantaggio del progresso nel cambiamento economico e, riguardo alla possibilità di partecipare a incontri in Vaticano, dice di essere disponibile a spostarsi nei giorni liberi.

Visto che il viaggio in Vaticano sarebbe avvenuto la mattina seguente, in data venerdì 10 aprile, mi viene chiesto quale sia il ventaglio di date libere di Warren, in modo da viaggiare per Roma sapendo come potersi muovere una volta arrivati.
Siccome quel giorno Warren si trova in viaggio di rientro a Bergamo da un incontro pubblico che ha tenuto a Udine la sera precedente, è in difficoltà nel comunicarmi immediatamente tutte le date libere che ha a disposizione, e poco dopo mi comunica che nel mese di aprile sarebbe stato libero il 22 e il 23.
Dato che mi viene detto che, come ventaglio per richiedere appuntamenti in Vaticano, due date sono “un po’ pochine” e ho inoltre la necessità di comunicarle entro quella sera stessa, per non creare ulteriori disguidi a Warren e rispettare le richieste di persone che si sono rese disponibili a viaggiare a proprie spese, esponendosi e dedicando tempo ed energie con la massima buona fede, mi offro di telefonare io al signore che si occupa dell’agenda di Warren nel mese di maggio.
Spiego l’urgenza della situazione a questo signore che, però, si pone nei miei confronti con un’ostilità per lui impossibile da nascondere. Mi dice che a quel punto l’agenda di Warren è in mano all’Associazione che ne porta il nome e che, quindi, devo rivolgermi proprio a quel Presidente che ha messo in dubbio la veridicità della convocazione della riunione o a un altro membro, del Direttivo della stessa Associazione, che, come riferitomi dal giovane ragazzo che si occupa dell’agenda di Mosler nel mese di aprile, è stato a Bergamo quando Warren ha probabilmente iniziato a subire le pressioni che l’hanno spinto a far saltare la riunione di domenica 12 aprile.
Sono giorni in cui non ho un momento di respiro e, dato che non vedo l’ora di chiudere la faccenda per riposarmi e andare a letto tranquilla, avviso Warren per metterlo al corrente sullo stato della situazione e sui vari passaggi che dovrei compiere per chiudere la questione. Gli scrivo inoltre che spero che queste persone non mi creino problemi. Lui mi risponde con un: “Good Job”, risposta che sul momento leggo come sincera e che mi rallegra il cuore.

Provo a telefonare al Presidente di cui ho il numero di cellulare, ma non mi risponde e, mentre da amici comuni cerco il numero telefonico dell’altro membro del Direttivo, gli invio un messaggio su Facebook. Una volta reperito il suo numero di cellulare provo subito a telefonargli, ma anche con lui il telefono squilla a vuoto.
Qualcuno comincia a mettermi in guardia sulle buone intenzioni di Warren, ma io credo che sia in buona fede vittima di persone che cercano di confonderlo.
Dato che nessuno mi risponde al telefono, decido quindi di mandare una email con in oggetto la parola “URGENTE” a tutte le parti in causa, affinché, essendo a conoscenza delle tempistiche strette e dell’importanza della missione diplomatica, Warren – il quale guarda continuamente le email dal cellulare – possa intervenire per ottenere le date entro il tempo limite stabilito da coloro che la mattina seguente prenderanno il treno per Roma.

Verso mezzanotte ricevo risposta su Facebook dal membro del Direttivo dell’Associazione in questione, in cui mi scrive di non essere ancora a conoscenza delle date libere del calendario di Warren a maggio, in quanto stanno ancora valutando internamente le diverse proposte pervenute dai loro soci e che, per ottenere l’informazione delle date libere nel mese di maggio, dovrei telefonare ad altri membri del Direttivo. Gli dico che non sono così in confidenza con quelle persone per poter telefonare loro a quell’ora tarda e gli chiedo se può occuparsene lui. Mi dice che ha già provveduto a contattarli e rimaniamo d’accordo sul fatto che sarei restata in attesa delle loro risposte.

 

IL RE È NUDO
P1010122 copiaIl giorno 11 aprile, dopo che in mattinata Mosler mi risponde dicendo che bisognerebbe capire la situazione e che le date dovrebbe fornirle il Vaticano, io gli chiedo nuovamente le sue intenzioni.
Dentro a me stessa spero che la situazione si possa ancora salvare in un qualche modo, ma, nel frattempo, alla email di sollecito delle parti in causa arriva la risposta del Presidente dell’Associazione che porta il nome di Warren, in cui mi viene comunicato che le date disponibili a maggio sono il 30 e il 31. Caso della sorte, coincidono esattamente con le date che mi sono state comunicate qualche giorno prima dalla stessa Associazione tra quelle, che ho proposto all’artista Paolo Rossi in data 8 aprile, per invitarlo a fissare la data a lui utile in cui organizzare la presentazione del libro di Mosler che, come risposta “fuori EXPO”, si sarebbe dovuta svolgere a pochi passi dal Duomo di Milano. Aggiorno la mailing list di Bottega Partigiana (in cui in copia c’erano Warren, i presidenti di tutte le associazioni e le due persone che si occupano dell’agenda di Warren nei mesi di aprile e maggio) sugli ultimi sviluppi e sulla situazione emergenziale creatasi, per informarli e per capire come risolvere tale situazione senza compromettere – e creare ulteriori disagi a – coloro che molto gentilmente si sono esposti e spesi per noi tutti, solo perché hanno creduto, come me ed altri amici, nella sincerità dell’intenzione di mettersi a servizio incondizionato del Santo Padre da parte di Warren Mosler.
Sempre lo stesso giorno arriva la risposta di Warren Mosler alla mailing list collettiva in cui a tutti i membri dichiara: «Sfortunatamente non sono in grado di fornirti la quantità di attenzione richiesta per i tuoi progetti, per cui è meglio che lavoriamo in modo indipendente. Grazie.»

Penso che non ci sia più nulla da fare e gli rispondo in maniera secca e concisa comunicandogli che avrei stoppato ogni intercessione con il Vaticano, in quanto né io, né altre persone abbiamo più intenzione di esporci per sostenere una persona capace di comportarsi con quelle modalità. Riesco a parlare al telefono con una delle persone che nel frattempo, come concordato, era partita per Roma e che comprensibilmente è furiosa. Mi comunica che si sente raggirata e tradita al punto da non voler mai più avere nulla a che fare con nessuno di noi poiché quanto accaduto, oltre ad essere un abuso delle sue forze e del suo tempo, mina la sua rispettabilità e la sua credibilità.

Francesco Chini, attivista amico e testimone di tutta la vicenda essendo stato presente sia il lunedì di Pasquetta che martedì, per tentare una mediazione in extremis, scrive a Warren Mosler una email educata ma franca, per illustrare i disagi provocati dal repentino cambio di rotta di Mosler e per invitarlo a scusarsi con le persone che si sono tanto prodigate ed esposte per lui e per tutti noi.
La risposta di Mosler è gelida al punto da indurmi a comunicargli in maniera furente che col suo comportamento dimostra di non essere la persona che io credevo fosse.

 

NEL GIORNO DEL SIGNORE
Tenendo conto che nella vicenda il fattore “umano” gioca un ruolo fondamentale, Francesco Chini, domenica 12 aprile, si comporta in maniera molto zen tentando un’altra mediazione attraverso l’invio di una ulteriore email in cui egli spiega nuovamente a Mosler i danni che le sue decisioni stanno provocando a diverse persone, e per la seconda volta lo invita a scusarsi per salvare la situazione almeno sul piano umano.

Non si riceve più alcuna risposta da parte di Mosler, ma a quella email risponde però il signore che si occupa di gestirne l’agenda nel mese di maggio scrivendo alla mia persona, alla persona di Francesco Chini e alla mailing list di simpatizzanti di Bottega Partigiana per affermare che gradirebbe essere eliminato dalla nostra banca dati dei contatti, informandoci che avrebbe intrapreso le vie legali speditamente e decisamente, querelando chiunque (persona fisica o giuridica) si fosse azzardato a coinvolgere lui e Warren Mosler con le modalità da noi adottate. Questo dopo che era divenuto chiaro che Warren aveva mandato all’aria almeno un mese di intenso lavoro da parte di molti, mettendo a rischio la loro reputazione e credibilità.

Onde evitare polemiche, come risposta scrivo a questo signore via sms: «Adesso che i XXXXX hanno distrutto definitivamente la MMT italiana influenzando e usando Mosler esattamente con lo stesso modus operandi che utilizzarono con Barnard facendo leva sulle sue debolezze, se andremo in tribunale, almeno verrà fuori la verità su tutta la gente che ha giocato sporco in questi anni.
Nel mio archivio c’è materiale da scrivere un libro e verrà fuori chi ha usato la causa e il lavoro gratuito delle persone per propri interessi o per orgoglio personale o per affermazione sociale, e chi invece ha lottato con spirito di giustizia. L’unica cosa a cui mi piego io è la mia coscienza e non certo minacce di cause legali che creerebbero il gioco mediatico perfetto per aprire il vaso di Pandora. A Mosler converrebbe salvare la situazione con umiltà e sincerità, non perché ci sarà “vendetta” da parte mia (non ho tempo da dedicare e non sono il tipo), ma perché ormai rispondendo pubblicamente, quel che è successo, lo sanno tutti e molta gente adulta e rispettabile è schifata per come si è comportato. Non ha chiesto scusa né ad XXX, né a me, né a XXX, né a XXX e altri a cui ha fatto perdere tempo, faccia, energia. Nessuno ha voglia di sputtanarsi nei propri ambienti di lavoro per via di uno che si fa guidare dai soliti noti, solo perché gli abbiamo dato fiducia. Quando andrai a ricostruire le ultime mail per farmi causa, noterai tutti i dettagli e ti accorgerai che quello che si è mosso male (forse mal consigliato) è proprio Mosler. Le balle hanno le gambe corte e chiunque mi conosca sa che posso avere mille difetti, ma sa anche benissimo che io di balle non ne racconto. Buona domenica XXX».

 

LEGGE E ORDINE
La mattina di lunedì 13 aprile mi viene inoltrata una email con un comunicato del Direttivo dell’Associazione recante il nome di Warren, in cui si dà un’interpretazione sulle prese di posizione pubbliche del giornalista Paolo Barnard nei confronti dei loro gruppi e in cui si chiede ai Coordinatori di ciascun Gruppo Locale di andare dai propri attivisti a spiegare di non aver voluto sinora rispondere pubblicamente alle dure prese di posizione di Barnard nei loro confronti, a loro detta, “per non fomentare divisioni e confusione”.
Nello stesso comunicato si riferisce del coinvolgimento di Warren Mosler con le iniziative di Bottega Partigiana e si comunica ai loro gruppi che Warren, facendo saltare sia la riunione delle associazioni che l’incontro col Santo Padre, ci avrebbe fornito spiegazioni esaustive.
Inoltre viene anticipato che si sarebbero valutati eventuali provvedimenti disciplinari, per quando tale Associazione viene coinvolta in situazioni del genere in quanto, secondo loro, alle disdette di Mosler sarebbe seguito uno scambio di mail offensivo nei suoi confronti decisamente grave e sopra le righe.
In data 18 aprile, sempre il Direttivo di tale Associazione, comunica a tutti i soci della medesima Associazione, una diffida verso la persona di Francesco Chini in quanto egli, secondo tale testo, sarebbe stato protagonista di un episodio molto grave che l’avrebbe visto lanciare pesanti accuse nei confronti di Warren Mosler, nonché “affermazioni sopra le righe” e che inoltre l’avrebbero visto colpevole di aver scritto che si stava verificando la “più grave crisi della MMT in Italia” dai suoi esordi, ma di cui non viene allegata documentazione, adducendo a tal proposito “questioni legali”, pertanto tutti i loro soci che volessero spiegazioni in proposito le devono chiedere in privato al Presidente di tale Associazione.

 

Bubu Infiltrata Foto di Giuseppe Amagliani

Bubu Infiltrata
Foto di Giuseppe Amagliani

UN INTRIGO INTERNAZIONALE?
Alcuni sostengono che Warren sia stato costretto a rinunciare ad un avvicinamento al Vaticano per via di pressioni internazionali, altri sostengono che sono state infiltrate delle persone nel movimento per far saltare l’incontro, secondo altri egli è stato raggirato da pessimi consiglieri e secondo altri ancora si tratta di un vecchio volpone che sta fregando tutti.

Sinceramente credo poco ai gombloddi e non so cosa pensare di Warren Mosler, ma so che gira addirittura voce che io sia un’infiltrata della Chiesa Cattolica nel movimento MMT, in quanto sarei stata vista entrare e uscire da, non si capisce bene quali, importanti uffici ecclesiastici dell’ambiente milanese, dato che l’ufficio più importante in cui sono entrata è quello dello Spazio Pime, location in cui con Bottega Partigiana abbiamo organizzato la prima edizione del Festival Culturale per la Cooperazione Officina Futuro, svoltosi lo scorso gennaio.

P1010111 copiaDa ciò che mi viene riferito ultimamente, il giornalista Paolo Barnard – che per primo ha portato in Italia la MMT e che è stato il massimo promotore in Italia della personalità di Warren Mosler – l’anno scorso si era trovato anch’egli coinvolto in una simile circostanza.
Sino ad oggi non ho dato molto peso alle parole spese da Barnard su simili avvenimenti, poiché egli tende ad esprimersi con toni aggressivi e perché in passato ero stata oggetto di ingiusti attacchi pubblici da parte sua nei miei confronti ma, andando a leggere quanto da lui scritto in riferimento alle vicende dello scorso anno da lui raccontate, devo proprio riconoscere che sull’essenza di alcuni giudizi espressi riguardo alle persone con cui ho avuto a che fare ultimamente ci aveva visto lungo.

Essendo stata minacciata di denuncia per una sciocchezza di cui non sussiste nemmeno il reato di cui essere imputati, se a questo punto della storia si dovesse finire a discuterne in tribunale, voglio lasciare questa mia pubblica testimonianza oculare di quanto accaduto. I fatti che ho narrato li posso (ovviamente) documentare con scambi di corrispondenza e con fotografie che convalidano quanto da me esposto. Ho riportato quanto accaduto non per spirito di vendetta ma per spirito di Verità e Giustizia, poiché, se le dinamiche umane tra persone negli ambienti associazionistici, culturali e politici dovessero continuare ad essere quelle che ho vissuto con questa esperienza, non credo sarà mai possibile raggiungere buoni risultati.

 

PROSPETTIVE E SPERANZE PER L’OFFICINA FUTURO
Ciance a parte, sta di fatto che la lotta alla povertà, alla disoccupazione, alla speculazione e la promozione di strumenti finalizzati a costruire un modello di vita dall’aspirazione ecosocialista per mettere al centro la dignità sociale dell’Uomo e il rispetto dell’ecosistema, resteranno gli obiettivi dell’associazione Bottega Partigiana, la quale andrà avanti nel loro perseguimento con azioni concrete e con le persone che, dotate di onestà intellettuale e di Spirito leale, condividono la nostra ragion d’essere, i nostri principi d’azione e il nostro manifesto.
Shirin Chehayed

Sono gli Amici la nostra forza

«Se uno mi offende la madre gli do un pugno» 
Papa Francesco

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